Secondo le informazioni disponibili stamattina, la tragedia avvenuta nella giornata di ieri al largo di Lampedusa – la prima grave perdita di vite umane nel Mediterraneo nel corso del 2015 – avrebbe causato la morte di almeno 29 persone. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) manifesta profondo cordoglio per questa notizia e allo stesso tempo esprime preoccupazione per le modalità in cui sono avvenute queste morti: in 22 casi sarebbero dovute a ipotermia, a bordo dell’imbarcazione di salvataggio.
Se da un lato l’UNHCR plaude allo sforzo di tutti i soggetti coinvolti nel soccorso – che ha avuto luogo in alto mare e con cattive condizioni meteorologiche, portando al salvataggio di 106 vite umane – d’altro lato l’incidente richiama alla memoria le ragioni per cui si è ritenuto importante dopo il disastro di Lampedusa avvenuto nell’ottobre 2013 rendere molto più efficace la capacità di soccorso nel Mediterraneo.
Nel 2015, benché le condizioni meteorologiche di gennaio e febbraio non fossero buone, si è già assistito a un numero significativamente elevato di rifugiati e migranti che hanno tentato la traversata del Mediterraneo, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel mese di gennaio sono stati registrati 3.528 arrivi solamente in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014. Se si contano anche le morti di ieri, sono stati registrati 50 morti rispetto ai 12 nello stesso periodo dell’anno scorso.
Inoltre, desta preoccupazione – oltre all’incidente avvenuto ieri – sapere che altre persone avrebbero cercato di raggiungere l’Italia la scorsa notte. Oltre al gommone che trasportava più di 100 migranti, altre 9 persone sono state recuperate da altre due barche quasi vuote alla deriva al largo della Libia. Non è ancora noto il destino delle altre persone che si ritiene fossero a bordo di queste imbarcazioni.
Nel 2014 almeno 218.000 persone hanno attraversano il Mediterraneo e in più di 3.500 hanno perso la vita – un numero che sarebbe stato più elevato se non fosse stato per gli sforzi dell’operazione di salvataggio Mare Nostrum condotta dall’Italia, che attualmente non è più attiva. L’operazione Triton promossa dall’Europa e gestita dall’Agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex ha un obiettivo diverso e non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso. Se le operazioni di ricerca e soccorso non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovranno aspettare altre tragedie di questo genere.
L’UNHCR ribadisce la richiesta che l’UE garantisca questa capacità e fornisca all’Italia un sostegno adeguato di modo che possa far fronte agli arrivi di persone che attraversano irregolarmente il Mediterraneo. Questo mare è passato dall’essere una rotta prevalentemente frequentata da migranti al diventare un percorso importante per i rifugiati in fuga dai conflitti. Nel mese di gennaio, il principale gruppo di persone arrivate in Italia – circa il 22 per cento del totale – era rappresentato da cittadini siriani. Tra le altre persone che hanno intrapreso questo viaggio in molti provenivano da altri paesi noti per essere luoghi che producono rifugiati. L’aiuto all’Italia garantito dall’operazione di Frontex denominata Triton e dall’EASO (l’ufficio di supporto per l’asilo a livello europeo) non possono essere l’unica forma di solidarietà e di umanità che l’Europa è in grado di dimostrare.
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