L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, chiede un urgente sostegno internazionale per la crisi umanitaria nel Ciad orientale che ha raggiunto un punto critico. È necessario un intervento immediato per far fronte all’aumento del numero di rifugiati sudanesi nelle aree di confine, alle crescenti preoccupazioni sanitarie, all’escalation degli incidenti di sicurezza ed in vista dell’imminente stagione delle piogge.
Dall’aprile 2023, il conflitto in Sudan ha costretto oltre 600.000 rifugiati e 180.000 ciadiani di ritorno nel loro Paese, la maggior parte dei quali donne e bambini, a fuggire in Ciad, con oltre 115.000 arrivi dall’inizio del 2024. Questo afflusso non accenna a diminuire, con una media di 630 persone che nell’ultimo mese hanno attraversato il confine di Adre quotidianamente . Fuggono per salvarsi la vita da una guerra devastante che sta causando condizioni di carestia in Sudan.
L’UNHCR e i partner hanno ampliato gli insediamenti per rifugiati esistenti e ne hanno creati sei nuovi, oltre a costruire due villaggi per i rimpatriati ciadiani. Tutti questi siti sono dotati di servizi e infrastrutture essenziali, tra cui rifugi per le famiglie, cliniche mobili, punti di distribuzione d’acqua, servizi igienici e strutture educative note come spazi di apprendimento temporanei. Tuttavia, questi sforzi non sono sufficienti a soddisfare i bisogni in eccesso.
Urge una soluzione anche per quei nuovi arrivati, oggi un terzo del totale, che rimangono in condizioni disastrose nei siti spontanei lungo il confine. La città di Adre, che originariamente ospitava 40.000 persone, fatica ad accogliere una popolazione sestuplicata.
Le condizioni di sovraffollamento e di insalubrità di Adre hanno portato a una grave crisi sanitaria, con oltre 1.200 casi di epatite E segnalati, compresi tre decessi. L’imminente stagione delle piogge, prevista tra giugno e settembre, minaccia di esacerbare questa crisi, portando potenzialmente a focolai di malattie trasmesse dall’acqua come il colera e ostacolando l’accesso umanitario.
Anche la sicurezza è una preoccupazione crescente, con un aumento degli episodi di saccheggio, vandalismo delle strutture umanitarie e traffico di droga e alcol. Tragicamente, una ragazza rifugiata è stata recentemente uccisa da un proiettile vagante. Una serie di incendi appiccati da membri scontenti della comunità ospitante ha distrutto 235 rifugi per famiglie nei siti che ospitano migranti ciadiani rimpatriati, facendo tornare 1.500 famiglie ad Adre.
La complessa emergenza in Ciad è aggravata dall’intensificarsi dei combattimenti nella regione sudanese del Darfur. Nonostante gli sforzi instancabili delle agenzie ONU e dei partner per sostenere la risposta di emergenza del governo, la situazione si sta rapidamente deteriorando.
Il potenziale di ulteriori flussi in fuga rimane alto, poiché continuano i combattimenti nella città di El Fasher e nelle località rurali circostanti nel Darfur settentrionale. Ci sono anche notizie di saccheggi diffusi e incendi di villaggi, nonché dell’incombente carestia in Sudan, che dovrebbe spingere un numero ancora maggiore di rifugiati verso il Ciad. Una recente missione di monitoraggio congiunta di un partner governativo e dell’UNHCR presso il punto di ingresso al confine di Tine, nel Wadi Fira, ha confermato 300 nuovi arrivi nelle ultime settimane, con i rifugiati che hanno raccontato di viaggi strazianti durati fino a 15 giorni per sfuggire alle milizie in Sudan. L’UNHCR ribadisce l’invito a tutte le parti a consentire ai civili che lo desiderano di spostarsi all’interno e all’esterno di El Fasher verso aree più sicure.
In questo contesto, il governo del Ciad ha chiesto con urgenza all’UNHCR e ai partner di accelerare il trasferimento dei nuovi arrivati lontano dalle zone di confine, in particolare da Adre. L’UNHCR ha risposto aprendo un nuovo sito per ospitare fino a 50.000 persone, ma è necessario fare di più. L’appello 2024 dell’UNHCR per la risposta nel Ciad orientale è sottofinanziato, con appena il 10% dei 214,8 milioni di dollari richiesti ricevuti finora. Il tempo stringe.
L’UNHCR lavora in Ciad con alcuni partner italiani, come INTERSOS e ACRA. Tra i venti donatori più importanti di UNHCR, attraverso il proprio contributo, l’Italia sostiene le persone costrette alla fuga ospitate dal Governo del Ciad, contribuendo a rafforzare la protezione dei rifugiati lungo le rotte e a fornire alternative significative ai viaggi rischiosi, in particolare fornendo opportunità di accesso all’istruzione per le persone più giovani.
Per coprire i bisogni immediati, l’UNHCR ha urgentemente bisogno di 80 milioni di dollari per costruire altri tre siti con servizi e infrastrutture essenziali per trasferire altri 150.000 nuovi arrivati attesi lontano dalle condizioni di sovraffollamento e insalubrità e fornire loro assistenza salvavita, tra cui riparo, cibo, acqua pulita, accesso alla salute e all’istruzione.
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