Le dichiarazioni di Filippo Grandi dal Sud Sudan in occasione della giornata mondiale del rifugiato 2024
Oggi, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, celebriamo le milioni di persone che in tutto il mondo sono costrette a fuggire da violenze e persecuzioni. Celebriamo la loro straordinaria forza d’animo e la loro capacità di rinnovamento, nonostante le difficili sfide che devono affrontare.
Raramente il quadro è così disperato come nel luogo in cui mi trovo ora, a Jamjang, in Sud Sudan. Negli ultimi mesi quasi 700.000 persone sono passate dal vicino Sudan, in fuga da una guerra devastante che ha portato via le loro case, i loro cari, tutto. Alcuni sono fuggiti da questo Paese molto tempo fa per sfuggire alla guerra civile del Sud Sudan; ora sono costretti a tornare in un luogo che sta ancora lottando per riprendersi da anni di combattimenti e carestie. Altri sono sudanesi – insegnanti, medici, negozianti e agricoltori – che ora devono affrontare la vita da rifugiati.
L’arrivo dei rifugiati alle frontiere non è un problema solo dei Paesi ricchi. Tre quarti dei rifugiati nel mondo vivono in Paesi con redditi bassi o modesti: è falso e irresponsabile affermare che la maggior parte di essi cerca di raggiungere l’Europa o gli Stati Uniti.
Basta guardare alla tragedia che si sta consumando in Sudan: Sono i vicini Sud Sudan, Ciad, Etiopia ed Egitto a dare rifugio ai sudanesi in fuga dall’orrore.
Questi Paesi dimostrano che la solidarietà è possibile anche nelle circostanze più difficili. Li elogio per questo. Ma non possono farlo da soli. In un momento di divisione e di sconvolgimenti, i rifugiati – e coloro che li ospitano – hanno bisogno che tutti noi ci uniamo.
Viviamo in un mondo in cui i conflitti sono lasciati ad incancrenirsi. La volontà politica di risolverli sembra del tutto assente. E mentre queste crisi si moltiplicano, il diritto di chiedere asilo è minacciato. A peggiorare le cose, gli effetti globali del cambiamento climatico hanno un impatto sempre più devastante – anche in in Sud Sudan dove gravi inondazioni si prevede sommergeranno interi villaggi e terreni agricoli, aggiungendosi alle altre difficoltà.
Eppure ci sono molti motivi di speranza. Oggi è anche un giorno per celebrare i progressi compiuti. Un nuovo e coraggioso piano di sviluppo in Kenya trasformerà i campi in insediamenti dove i rifugiati avranno maggiori opportunità per progredire e pieno accesso a una serie di servizi. In Colombia, l’UNHCR sostiene un sistema governativo per includere quasi 2,3 milioni di venezuelani nel mercato del lavoro. In Ucraina, abbiamo contribuito a costruire una piattaforma che sostiene le persone che stanno tornando con cautela a riparare o ricostruire le loro case.
Questo approccio a lungo termine è fondamentale: azioni sostenibili in materia di istruzione, energia, sicurezza alimentare, occupazione, alloggi e altro ancora, in collaborazione con gli Stati, i partner per lo sviluppo e altri soggetti. Non lasciamo i rifugiati in un limbo, ma diamo loro la possibilità di utilizzare le proprie capacità e talenti e di contribuire alle comunità che li hanno accolti.
Devono esserci anche modi sicuri e legali per i rifugiati di stabilirsi altrove, sia attraverso visti di lavoro, borse di studio o reinsediamento in un altro Paese. Senza queste opzioni, sempre più persone si rivolgeranno ai trafficanti alla disperata ricerca di speranza e opportunità.
Tutto questo richiede investimenti. I finanziamenti internazionali per aiutare coloro che fuggono dalla guerra in Sudan e per consentire alle autorità locali e alle comunità ospitanti di espandere le infrastrutture, gli insediamenti e i servizi sono insufficienti. In tutto il mondo, molte altre crisi sono trascurate allo stesso modo.
Nella Giornata mondiale del rifugiato e ogni giorno, tutti noi possiamo fare di più per mostrare solidarietà ai rifugiati e lavorare per un mondo in cui siano benvenuti o possano tornare a casa in pace. Con coraggio, impegno e comprensione, le soluzioni sono alla nostra portata.
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