L’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, insieme a 123 partner, prevede quest’anno un fabbisogno di 1,4 miliardi di dollari per far fronte alle necessità di 2,3 milioni di rifugiati del Sud Sudan che vivono nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda. Un numero analogo di persone che vive nelle comunità locali dei cinque paesi di asilo usufruirà dei servizi e del sostegno fornito attraverso il Regional Refugee Response Plan (piano di risposta regionale per i rifugiati).
Fin dall’inizio del conflitto in Sud Sudan, più di dieci anni fa, i crescenti bisogni umanitari, insieme alle gravi carenze alimentari, la persistente insicurezza e l’impatto dei cambiamenti climatici, hanno prolungato l’esilio dei rifugiati del Sud Sudan e provocato nuovi sfollamenti. Le alluvioni che per quattro anni consecutivi hanno distrutto case e mezzi di sostentamento hanno causato altri spostamenti al di là dei confini.
“Grazie ai significativi passi avanti e i lodevoli sforzi compiuti negli ultimi dieci anni dai partner, il Regional Refugee Response Plan di quest’anno si sviluppa sui progressi incrementali già ottenuti e dimostra che se ci sono le risorse, l’aiuto umanitario, combinato agli investimenti nella resilienza (per i rifugiati come per le comunità che li hanno accolti) facilita le soluzioni a lungo termine”, ha detto Mamadou Dian Balde, Direttore Regionale dell’UNHCR per l’Africa Orientale, il Corno d’Africa e la Regione dei Grandi Laghi.
I partner partiranno dai risultati già ottenuti con i governi dei paesi ospitanti e con gli organismi regionali per migliorare la protezione di rifugiati e dei richiedenti asilo attraverso un migliore accesso all’asilo e alla documentazione civile. Il piano mira inoltre a sostenere una distribuzione efficiente dell’aiuto umanitario e dei servizi di protezione, comprese la prevenzione e la risposta alla violenza di genere e allo sfruttamento sessuale.
L’inclusione di rifugiati e richiedenti asilo nel servizio sanitario nazionale, nell’istruzione pubblica e in altri sistemi, così come altre iniziative mirate a favorire l’autosufficienza delle persone attraverso le opportunità di lavoro, sono al centro del piano di risposta di quest’anno. Obiettivo dei partner sarà migliorare il sostegno alla resilienza alle soluzioni per i rifugiati e le comunità ospiti attraverso partenariati strategici con il settore privato e le agenzie di sviluppo.
Verrà data priorità alla cura della salute mentale, soprattutto tra i giovani rifugiati del Sud Sudan, specialmente perché molti stanno perdendo speranza nel futuro a causa delle scarse opportunità. Un nuovo elemento nel piano di quest’anno sono i partenariati e i finanziamenti che hanno lo scopo di consentire alle popolazioni sfollate e alle comunità ospiti di aumentare la loro resilienza ai cambiamenti climatici.
Il piano svilupperà le politiche di inclusione guidate dall’Intergovernmental Authority on Development (Autorità inter-governativa sullo Sviluppo, IGAD) e dalla East African Community (Comunità dell’Africa orientale, EAC) e si allineerà agli impegni assunti nel dicembre scorso al 2023 Global Refugee Forum dai governi, dal settore privato e dai donatori.
Malgrado queste politiche di inclusione e la generosità dei paesi ospitanti nell’accogliere i rifugiati del Sud Sudan la solidarietà globale è diminuita con il protrarsi della situazione. Nel 2023 i partner hanno ricevuto solo il 21% delle risorse necessarie, molto meno di quanto richiesto per garantire a tutti rifugiati del Sud Sudan una vita dignitosa. Nel 2022 è stato ricevuto solo un terzo delle somme richieste.
“Molti paesi della regione stanno senza dubbio affrontando sfide complesse che spesso richiedono un significativo sforzo finanziario. Tuttavia la gente del Sud Sudan merita la nostra attenzione e il nostro sostegno, perché possa contribuire in modo significativo alla società e acquisire capacità in vista del momento in cui potrà tornare a casa” ha detto Balde.
Quella del Sud Sudan rimane la più grave crisi di rifugiati di tutta l’Africa. Mentre la guerra in Sudan ha costretto quasi 200.000 sud-sudanesi a tornare prematuramente nel loro paese, oltre 2 milioni di persone nella regione hanno ancora bisogno della protezione internazionale. Facciamo di nuovo appello a una rinnovata solidarietà in sostegno della popolazione del Sud Sudan e dei paesi che la ospitano.
Note per la redazione
Il South Sudan Regional Refugee Response Plan integra il South Sudan Humanitarian Response Plan lanciato all’inizio di quest’anno, che punta a raggiungere 5,9 milioni in Sud Sudan nel 2024.
Qui il South Sudan Situation: 2024 Regional Refugee Response Plan At a Glance
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