A partire da novembre, più di 135.000 persone sono state costrette a spostarsi all’interno della Somalia a causa della siccità, secondo i dati raccolti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dal Norwegian Refugee Council e dalle organizzazioni locali. Un’azione rapida e consistente e finanziamenti adeguati stanno divenendo urgentemente necessari per scongiurare una carestia e il ripetersi di quanto accaduto nel 2011, quando morirono circa 250.000 persone, oltre la metà delle quali di età inferiore ai 5 anni.
Secondo le autorità del Puntland, oltre 20.000 famiglie si sono spostate verso la regione di Bari. E 1.638 di queste, nella città settentrionale di Galkayo, hanno urgentemente bisogno di assistenza.
Le persone fuggono dalla siccità, dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari, dalle previsioni di clima secco e dalla continua insicurezza, dirigendosi verso le aree urbane, come Mogadiscio e la città di Baidoa. Il Governo sta cercando di ottenere aiuti per le popolazioni nei distretti stessi in cui vivono, in modo da evitare che intraprendano lunghi viaggi pericolosi a piedi alla ricerca di aiuto.
Alcune fonti hanno riportato casi di morti e di malattie, sebbene queste non siano ancora diffuse. Domenica, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati è stata informata della morte di 38 persone dovuta a cause riconducibili alla siccità nella regione di Bakool, nella Somalia centro meridionale. I casi clinici rilevati includono persone affette da malnutrizione acuta (soprattutto bambini), diarrea e colera. Non se ne conoscono i dettagli.
Nell’ambito di una risposta inter-agenzie, l’UNHCR e i partner lavorano per evitare cha la situazione degeneri in carestia. Ciò prevede il trattamento della malnutrizione e l’adozione di misure che limitino gli spostamenti della popolazione, che permettano di contenere il diffondersi di epidemie e che rendano effettivi i meccanismi di protezione.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha cominciato ad assistere le persone nelle aree maggiormente colpite: Puntland e Somaliland a nord, e le regioni di Bay e Bakool. Sono stati messi a disposizione alloggi d’emergenza, distribuiti beni di prima necessità e sono state rafforzate misure di protezione per migliaia di persone.
Sono in corso le operazioni di distribuzione di circa 1.000 kit di aiuti umanitari alle famiglie colpite dalla siccità a Mudug (Puntland). E’ prevista la distribuzione di 1.500 kit a Bari (Puntland), e il trasporto di acqua potabile verso alcune regioni del Somaliland. L’UNHCR sta inoltre allestendo alloggi di emergenza e distribuendo beni di prima necessità a Bari, Nugal (Puntland), Sanaag (Somaliland), Galkayo e Garowe.
La siccità sta inoltre costringendo molti a lasciare il Paese. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 3.770 nuovi somali arrivati a Melkadida, in Etiopia, e casi di malnutrizione acuta sono stati documentati nel 75 per cento dei minori arrivati. Al momento, non si sono registrati flussi considerevoli di persone verso il Kenya.
L’UNHCR continua a implementare il programma di rimpatri volontari per i rifugiati somali accolti nei campi di Dadaab, in Kenya, che ha già permesso il ritorno a casa di 49.985 persone dal dicembre 2014. L’UNHCR informa i rifugiati della siccità in corso, ma finora la notizia non sembra aver prodotto effetti rilevanti sul numero dei rimpatri.
Rispetto al 2011, l’UNHCR e le altre organizzazioni umanitarie sono oggi preparate meglio a rispondere alla crisi, ma sono urgentemente necessari nuovi finanziamenti. Per il semestre gennaio-giugno servono 825 milioni di dollari statunitensi, ma ad oggi ne sono stati raccolti solo 100.
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