Questo è un riassunto di ciò che è stato detto da Arafat Jamal, Coordinatore del Forum Globale sui Rifugiati 2023 dell’UNHCR – a cui il testo citato può essere attribuito – durante il briefing stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
Al termine di un anno devastante, segnato da crisi di rifugiati nuove, che si riaccendono e non cessano, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un precipizio. I bisogni umanitari superano le risorse ed i conflitti stanno distruggendo le vite di 114 milioni di persone in fuga e apolidi, tra cui 36 milioni di rifugiati. Anche le comunità che hanno generosamente ospitato queste persone sono messe a dura prova.
Eppure c’è speranza e una promessa di agire. La prossima settimana, a Ginevra, si terrà il più grande incontro mondiale sui temi dei rifugiati. Ci incontreremo in uno spirito di solidarietà, determinati a mobilitare la volontà politica per alleviare la pressione su chi ospita e lo stress dei rifugiati e cercare soluzioni durature. Agendo oggi, possiamo trasformare le vite; ritardando, le conseguenze saranno fin troppo evidenti.
Al centro del secondo Global Refugee Forum (GRF), che si terrà dal 13 al 15 dicembre, ci sono gli impegni. Gli Stati e la società civile annunceranno impegni trasformativi in settori quali l’istruzione, l’accesso al mercato del lavoro, la costruzione della pace, la mitigazione del cambiamento climatico e il reinsediamento. Ci saranno anche impegni forti su situazioni specifiche, tra cui quelle che riguardano gli afghani, i rifugiati del Corno d’Africa, i rohingya, i centroamericani e i centroafricani.
L’impegno è promosso dai diversi gruppi. Con un approccio che abbraccia l’intera società, essi porteranno energia e spessore all’evento.
L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e il governo svizzero prevedono di ospitare almeno sette capi di Stato, vicepresidenti e capi di governo; tre vice primi ministri; 30 ministri degli affari esteri e 95 tra ministri e deputati. Il Forum sarà co-convocato da Colombia, Francia, Giappone, Giordania e Uganda.
Parteciperanno oltre 300 delegati rifugiati, circa il 10% dei partecipanti, un contributo significativo e atteso. Saranno presenti i massimi livelli dello sport e dell’economia, che si impegneranno insieme a fondazioni caritatevoli, istituzioni finanziarie, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni umanitarie e di sviluppo, autorità locali, ONG, gruppi religiosi, accademici e singoli cittadini.
Il Patto globale sui rifugiati, da cui è nato il Forum, è stato ratificato nel 2018 e il primo Forum si è tenuto un anno dopo. Da allora il GRF ha raccolto oltre 1.700 impegni e iniziative. Il mondo oggi è cambiato e le esigenze sono in aumento, ma gli obiettivi fondamentali del Patto restano cruciali.
In primo luogo, le comunità ospitanti hanno bisogno di aiuto. Tre quarti dei rifugiati vivono in Paesi a basso o medio reddito che hanno aperto le frontiere e condiviso le loro modeste risorse; hanno fornito un bene pubblico globale. Ora hanno bisogno di maggiore sostegno.
In secondo luogo, i rifugiati vogliono essere autonomi. Un rifugiato produttivo rappresenta un contributo, piuttosto che un peso, per chi lo ospita. Molti Paesi ospitanti hanno eliminato le restrizioni e ampliato i servizi per includere i rifugiati. Ora gli altri Paesi devono fare tesoro di questa esperienza con investimenti, infrastrutture e posti di lavoro.
Abbiamo bisogno di più reinsediamenti e percorsi complementari. Le Nazioni più ricche possono creare programmi di istruzione e mobilità lavorativa e consentire il ricongiungimento familiare.
Un quarto elemento è la creazione di condizioni che consentano ai rifugiati di tornare a casa in sicurezza e dignità. Questo aspetto è spesso dimenticato. Ci auguriamo che, con una rinnovata attenzione per la costruzione della pace al Forum della prossima settimana si possano gettare i semi per le soluzioni.
In occasione del primo GRF, la comunità internazionale ha riconosciuto che non esistono soluzioni umanitarie ai problemi politici, e abbiamo visto il sostegno degli attori dello sviluppo. Ora, è sempre più evidente che dobbiamo prestare maggiore attenzione alle cause profonde.
Ho lavorato in prima linea nelle emergenze umanitarie, in situazioni di sfollamento apparentemente intrattabili. L’accumulo di miseria umana può essere schiacciante. Mi rincuoro quando riusciamo a fornire assistenza salvavita e traggo speranza quando lavoriamo con i partner per trovare soluzioni reali anche in circostanze imperfette.
Con la concentrazione e l'”impazienza costruttiva”, possiamo mobilitare partner e alleati verso impegni e azioni concrete e piene di speranza che contrastino l’autocompiacimento e stabilizzino e risolvano le crisi dei rifugiati. Il Global Refugee Forum ci offre una piattaforma per fare proprio questo. È un momento di unità e di azione, un’occasione per impegnarsi in un moderno multilateralismo e fare le cose nella maniera giusta.
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