Il momento più bello è stato quando ho firmato il contratto della casa” racconta Hani, seduto nel suo appartamento di Genova dove da poco si è trasferito a vivere con la sua famiglia.
In Egitto Hani era un ingegnere civile, sua moglie Susan lavorava come parrucchiera. Tre meravigliose figlie. Una vita agiata circondata dal sostegno di una grande famiglia.
“Abbiamo lasciato il nostro Paese perché non era sicuro. Le bambine non potevano più andare a scuola,” dice Hani. “C’erano minacce, minacce che riguardavano la nostra famiglia. Non potevamo restare,” aggiunge Susan.
Arrivati in Italia, non è stato affatto facile integrarsi. “E’ stato come ricominciare tutto da capo,” ricorda Hani. Sembrava che la loro vita si fosse fermata. “Non parlavo l’italiano, non potevo lavorare. Avevo un mio salone di bellezza in Egitto. Qui, invece, il mio titolo professionale non è neppure riconosciuto,” racconta Susan.
Nel 2014 sono stati accolti in un progetto a Masone, in Liguria, gestito dal Consorzio Agorà nell’ambito del sistema SPRAR. Lì hanno avuto a disposizione operatori qualificati per accompagnarli nel percorso d’integrazione attraverso corsi di lingua italiana e ricerca di lavoro. Ma mancava loro la possibilità di gestire la propria vita in autonomia.
A Dicembre si sono trasferiti a Genova, in una casa tutta loro.
“Ora che ci siamo stabiliti qui mi sento di nuovo una persona libera, una persona normale”, dice Hani soddisfatto.
La casa che hanno scelto, che hanno preso in affitto da soli, è il simbolo della loro riconquistata autonomia.
Mentre Helena, Iostina e Mariam frequentano regolarmente la scuola, Hani lavora come operatore in un centro d’accoglienza e Susan studia Italiano e spera di poter presto prendere il diploma professionale. Tutta la famiglia sente finalmente di aver trovato stabilità e una nuova casa in Italia.
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