Per Joshua, un rifugiato fuggito dalla violenza delle gang, proteggere le foreste tropicali minacciate in Guatemala, suo Paese di accoglienza, è diventata una vocazione e un imperativo morale.
“Un tempo, se vedevo un serpente, il mio istinto era ucciderlo” ricorda Joshua, che era solo un adolescente quando le minacce delle gang lo hanno costretto a lasciare il suo Paese in America Centrale e a cercare sicurezza in Guatemala.
Oggi, spiega, occuparsi dei serpenti è una delle mansioni fondamentali di un lavoro che gli ha dato una visione completamente nuova della vita. Dall’inizio della pandemia di COVID-19, Joshua lavora come guardia forestale in una riserva naturale nel sud-est del Guatemala.
Grazie a una partnership con l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, l’ONG FUNDAECO – che gestisce la riserva e oltre una dozzina di altri siti in tutto il Guatemala – dà priorità all’assunzione di persone che, come Joshua, sono state costrette a lasciare le proprie case a causa di violenze, minacce mirate o persecuzioni.
Quando ha iniziato a collaborare con FUNDAECO, Joshua aveva scarso interesse per le attività all’aria aperta e ha accettato il lavoro principalmente perché era una buona alternativa all’impiego saltuario come operaio a giornata. Come la maggior parte dei suoi colleghi rifugiati e richiedenti asilo, quasi tutti centroamericani, Joshua proveniva da una città densamente popolata.
Da piccolo, aveva solo contatti sporadici con la natura e, nelle rare occasioni in cui si è imbattuto in qualche animale, in genere non finiva bene per quella bestiola. Ma lavorare nella riserva FUNDAECO, un’area lussureggiante di 7.436 ettari ricoperta di maestosi alberi tropicali e ruscelli cristallini, gli ha insegnato ad apprezzare la natura e le sue creature. Ha anche scoperto una nuova e inaspettata passione: i serpenti.
“Ero un principiante della natura, un neofita del mondo naturale” racconta Joshua, 21 anni, che ora si arrabbia quando non riesce a ricordare i nomi comuni e latini di una delle tante specie che incontra nella riserva. Tra queste c’è la “rana di vetro” traslucida e a rischio di estinzione e il serpente velenoso “Mano-de-piedra”, noto anche come “vipera saltatrice”. “Quando si è in sintonia con la natura, prendersene cura è molto emozionante. La natura lo apprezza”.
Joshua aveva solo 17 anni quando è fuggito dal suo Paese con la madre e i fratelli, dopo che i membri di una gang li avevano informati che si sarebbero impossessati della loro casa. Sapendo che qualsiasi resistenza avrebbe potuto rivelarsi fatale, la famiglia è partita il mattino seguente, attraversando il confine con il Guatemala, dove viveva il padre dei fratellastri di Joshua. Non avevano altro se non i pochi vestiti che sono riusciti a infilare negli zaini prima di andarsene.
Più di 1,3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dall’America Centrale a causa di violenze e persecuzioni. Sebbene la maggior parte di loro abbia cercato protezione al di fuori del proprio Paese, gli studi di profilazione nazionale condotti in El Salvador e Honduras indicano che entrambi i Paesi devono far fronte a migrazioni interne su larga scala.
Trovare un lavoro stabile può essere un grosso ostacolo per chi fugge, come Joshua e la sua famiglia. Senza documenti, molti sono costretti a lavorare come operai a giornata o venditori ambulanti per sbarcare il lunario nei Paesi di accoglienza. Il progetto di FUNDAECO offre a decine di rifugiati e richiedenti asilo un impiego stabile e la formazione necessaria per svolgerlo. Dall’inizio del programma nel 2020, l’organizzazione ha assunto 113 rifugiati e richiedenti asilo, provenienti per lo più da Honduras, El Salvador, Nicaragua e Cuba.
Sebbene ufficialmente la posizione di Joshua nella riserva sia quella di “addetto alla manutenzione”, le sue mansioni sono molteplici e vanno ben oltre la riparazione di sentieri e strutture. Ufficiosamente, è diventato uno dei custodi dei serpenti della riserva, occupandosi di quelli esposti nel centro visitatori e intervenendo quando quelli in libertà entrano troppo in contatto con loro. Ha curato decine di animali feriti e li ha rimessi in libertà. E poiché le sue doti umane non sono passate inosservate, Joshua è stato anche incaricato di guidare le spedizioni, accompagnando ricercatori e fotografi naturalisti in visita da tutto il mondo.
Robin Scholte, membro di un gruppo di fotografi amatoriali provenienti dal Nord Europa che di recente ha visitato la riserva per fotografare i colibrì, ha elogiato la dedizione di Joshua.
“Non parliamo la stessa lingua” afferma Robin, che è olandese. “Ma nonostante la barriera linguistica, la sua passione per la natura traspare tutta”.
Per Azucena Mejía, direttrice della riserva, vedere Joshua trasformarsi in un ambientalista appassionato è la prova del valore del programma con l’UNHCR, che descrive come una vittoria su più fronti, una situazione vantaggiosa per le persone costrette a fuggire, per le piante, gli animali e la società in generale.
“Non ci prendiamo cura solo di questa particolare foresta. Stiamo dando un contributo molto importante a tutta l’umanità” aggiunge.
L’organizzazione ambientalista Rainforest Alliance ha descritto il Guatemala come un “hotspot di biodiversità”. Il suo territorio, relativamente piccolo, è ricco di terreni e microclimi diversi, tra cui altipiani montuosi, calde regioni costiere e foreste tropicali che ospitano una sorprendente varietà di flora e di fauna. Ma i cambiamenti climatici, gli incendi boschivi, il degrado del territorio legato al narcotraffico e la cattiva gestione del terreno hanno portato a quelli che l’organizzazione descrive come “livelli devastanti di deforestazione”.
Anche le foreste protette, come quella in cui lavora Joshua, sono minacciate. Secondo uno studio condotto nel 2020 e basato su dati satellitari, oltre 854.000 ettari sono stati deforestati all’interno delle riserve naturali guatemalteche solo tra il 2000 e il 2017.
Per Joshua, lavorare per FUNDAECO significa molto di più di un semplice stipendio, per quanto sia fondamentale per lui e la sua famiglia. È consapevole di avere un ruolo in qualcosa di molto più grande di lui: la lotta per proteggere una risorsa in via di estinzione che, con il cambiamento climatico, non è mai stata così cruciale per il futuro del pianeta.
“Amo la natura” conclude. “E so che quello che faccio è importante non solo per me, ma per il bene di tutti”.
*Il nome è stato modificato e il Paese di origine omesso per motivi di protezione.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter