Il Libano stretto nella morsa della crisi economica
Il Libano stretto nella morsa della crisi economica
“Chi sono ‘Io’? Come mai questo non sono io?”, si chiede Rabih Mroué, regista libanese di “Riding on a Cloud” – spettacolo che sarà presentato al MAXXI in corealizzazione con il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo il 2 e il 3 novembre – una performance nella quale il racconto della situazione socio-economica in Libano si mescola a memorie personali e dura realtà politica. “A volte sembra che tutto ciò non sia reale. Come abbiamo fatto a finire così, in una tenda?’” si domanda invece Mohammad, rifugiato siriano che vive con la sua famiglia di sei persone in un insediamento a Tripoli, nel nord del Libano. Anche nel suo racconto i ricordi personali e familiari del passato si sovrappongono alla lucida consapevolezza presente di aver perso tutto a causa della guerra in Siria. Da quando infatti Mohammad ha lasciato la sua casa di Hama, nel 2013, ogni certezza è di colpo svanita e la povertà è oggi una drammatica realtà. La disperazione di Mohammad purtroppo accomuna molti degli oltre 830 mila rifugiati siriani – ma secondo le stime del Governo sarebbero 1,5 milioni – che sono registrati in Libano, un Paese che, in rapporto alla propria popolazione, accoglie il numero di rifugiati più elevato al mondo e che per più di 70 anni ha ospitato milioni di rifugiati, palestinesi e iracheni in primis.
Il Libano sta infatti vivendo una terribile crisi economica, descritta dalla Banca Mondiale come una delle peggiori depressioni nazionali del mondo e questa sta avendo un impatto devastante sulle famiglie più vulnerabili del paese, compresi i rifugiati siriani.
Prima con la pandemia e la tragica esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2020, poi con la caduta della valuta libanese e la guerra in Ucraina, che ha ulteriormente esacerbato l’impennata dei prezzi e la diffusa carenza di cibo, carburante e medicine, molti rifugiati sono costretti a saltare i pasti o mandare i loro figli a lavorare solo per sopravvivere. Un dato su tutti fa capire la gravità della situazione: 9 siriani su 10 in Libano vivono in condizioni di povertà estrema.
E un discorso simile vale per molti dei 5,5 milioni di rifugiati siriani che attualmente vivono in Turchia, Giordania, Iraq ed Egitto, così come per le comunità locali che li ospitano. Le turbolenze socio-economiche hanno spinto sempre più famiglie nella povertà, creando livelli di difficoltà senza precedenti a 11 anni dall’inizio della crisi siriana. Al peggioramento delle condizioni di vita dei rifugiati nel Paese, purtroppo, si aggiunge anche una grave carenza di fondi: ad oggi sono infatti disponibili solo il 46% degli oltre 540 milioni di dollari necessari per il 2022.
In Libano il lavoro di UNHCR si concentra principalmente su: attività di protezione, inclusa quella dei bambini, prevenzione e contrasto alla violenza di genere; garantire accesso a cure mediche e istruzione; fornire alloggi di emergenza, acqua e assistenza economica diretta in modo da consentire alle famiglie più vulnerabili di far fronte alle spese essenziali, in primis l’affitto e il cibo.
I rifugiati siriani in Libano hanno bisogno del nostro aiuto. Anche una piccola donazione può fare la differenza.