Mentre si organizzano trasferimenti per alleggerire la pressione sulla Moldavia di centinaia di migliaia di persone in fuga dal conflitto, lo staff dell’UNHCR è a disposizione per aiutare i rifugiati che affrontano un futuro incerto.
Fanno parte del gruppo di 250 rifugiati, che comprende persone anziane, famiglie con bambini piccoli e donne sole, a cui è stata data la precedenza nel trasferimento in Romania dalla Moldavia, una nazione a sud dell’Ucraina le cui risorse limitate non permettono di accogliere le centinaia di migliaia di rifugiati che sono arrivati nelle ultime settimane.
Quando i passeggeri sono tutti a bordo, il sole si affaccia brevemente dalle nuvole, facendo risaltare con forza il paesaggio grigio, mentre il convoglio si mette in movimento. Alcuni viaggiatori cedono alla stanchezza e si addormentano, mentre altri sono chini sui telefoni, per avere notizie dei propri cari rimasti in Ucraina.
Natalia tiene in braccio la figlia di otto mesi, addormentata. Il figlio di sei anni è seduto accanto al finestrino. Natalia è una contabile di 35 anni, fuggita dalla città di Mykolaiv insieme a tre amiche con i loro figli. Tutte e quattro le donne hanno lasciato le loro case e i loro mariti.
“È il peggio che poteva succederci” dice Natalia, trattenendo le lacrime. Prima di unirsi al resto del gruppo per il viaggio di due giorni fino al confine, lei e la sua famiglia hanno passato diversi giorni in un rifugio in città. “Ci hanno attaccato con bombe, artiglieria, razzi. I bambini erano molto spaventati” dice, poi aggiunge che si augura di tornare a casa “magari fra due o tre settimane”, ma lo dice con più speranza che convinzione.
Su un altro pullman Viktoria, 37 anni, è seduta da sola, con un gatto nero in grembo, avvolto in una giacca. Il secondo giorno di combattimenti ha messo la figlia su un volo di evacuazione da Odessa, la loro città, verso la Turchia, insieme a sua sorella e a suo cognato. Ora ha intenzione di raggiungere un’altra sorella che vive in Italia prima di andare a riprendere la figlia a Istanbul.
“Anche la gatta ha potuto passare il confine. È una fortuna poter portare con noi i nostri animali, anche se non ho i documenti veterinari” dice Viktoria. “Questa gatta è un membro della nostra famiglia. L’abbiamo trovata per strada un anno fa, è una randagia”.
Malgrado sappia che sua figlia è in salvo e stia fuggendo lei stessa, Viktoria non riesce a rilassarsi. “È spaventoso, tutto questo. Ho attraversato il confine e ancora non mi sento al sicuro”, dice. “Sinceramente, non sono sollevata. Lo sarò quando la guerra finirà”.
I passaggi in pullman sono stati organizzati come gesto di solidarietà con la popolazione moldava dai governi di entrambi i paesi e con il sostegno dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Dal 10 marzo partono da Palanca fino a tre convogli al giorno, e continueranno a partire finché sarà necessario, per ridurre la pressione al confine della Moldavia e per proteggere donne, bambini e altre persone da rischi quali il traffico di esseri umani e la violenza di genere.
“La Romania sta aiutando la Moldavia a trasferire i rifugiati nel suo territorio” spiega Roland Schilling, Rappresentante dell’UNHCR per l’Europa Centrale. “È un intervento urgente e necessario, perché la Moldavia ha già visto un afflusso di 300.000 persone, delle quali 110.000 rimarranno qui. È un carico enorme per un paese piccolo come la Moldavia, con risorse limitate”.
Il personale dell’UNHCR e dell’OIM è a disposizione per tutto il viaggio, offrendo consulenza a chi cerca di decidere cosa fare dopo e dando informazioni su vari temi, da come reperire i medicinali a come prenotare biglietti di viaggio gratuiti a dove trovare SIM card.
“Questo è il primo convoglio di oggi che porta in Romania le persone dal confine tra Moldavia e Ucraina” dice Batyr Sapbyiev, responsabile della protezione dell’UNHCR Romania, che viaggia su uno dei pullman. “È molto importante, perché aiuta a decongestionare la situazione. La Moldavia è molto affollata e la sua capacità di accoglienza è stata superata. In Romania verranno erogati dei servizi e le persone sceglieranno se rimanere o proseguire verso altri paesi”.
Quando i pullman arrivano a Husi, una città a pochi chilometri oltre il confine orientale della Romania con la Moldavia, i rifugiati vengono accolti in un centro di transito dal Dipartimento rumeno per per le situazioni di emergenza, con il sostegno del personale dell’UNHCR e dell’IOM. Alcuni passeranno la notte qui, mentre altri intendono proseguire per la capitale Bucarest o altre città.
Tra le persone che proseguono il viaggio c’è Mihail, 16 anni, anche lui di Odessa, che viaggia con sua madre per andare a stare con una zia in Slovacchia. “Prima che lasciassi Odessa, nella mia scuola abbiamo parlato di misure di sicurezza, ci hanno detto cosa fare nel caso avessimo sentito le sirene dei raid aerei, dove nasconderci, come prestare i primi soccorsi e così via”, dice.
“Prima della guerra, vedevo un futuro luminoso, con i colori dell’arcobaleno. Stavo per finire la scuola dell’obbligo, avrei avuto gli esami. Ma ora… in pratica non studio più, quindi sto perdendo una buona parte del curriculum scolastico” aggiunge Mihail. “Quando la guerra in Ucraina finirà del tutto, torneremo immediatamente. Voglio davvero che succeda il prima possibile”.
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