A Kabul, quasi 50.000 afghani sfollati da altre parti del paese dai recenti scontri sono alla disperata ricerca di aiuti prima dell’arrivo dell’inverno.
All’interno, l’UNHCR e altre agenzie umanitarie stanno distribuendo aiuti a più di 1.000 afghani sfollati da tutto il paese che ora vivono a Kabul. Ricevono coperte, teli di plastica, fornelli, secchi, taniche d’acqua, sapone, kit per l’igiene e utensili da cucina. I più vulnerabili ricevono anche assistenza economica in contanti.
La maggior parte ha dormito all’aperto o in rifugi di fortuna in uno dei due parchi pubblici, mentre quelli che possono permetterselo stanno affittando appartamenti in tutta la città.
L’inverno si avvicina e le temperature nella capitale stanno già raggiungendo quasi 0°C di notte e possono scendere fino a -25°C in pieno inverno, mettendo chi dorme all’aperto a rischio di ipotermia.
Mentre la gente raccoglie gli oggetti di soccorso, una donna anziana seduta da sola su una panchina inizia a tremare in modo incontrollabile. Il personale dell’UNHCR si precipita ad aiutarla e viene a sapere che non ha mangiato per giorni e sta per crollare dalla fame.
Non è l’unica ad avere un disperato bisogno di cibo. Una madre implora per un pacchetto di cereali in più per poter sfamare i suoi figli. E un nonno di 65 anni spiega che sta cercando di prendersi cura di 26 membri della famiglia da quando a luglio sono tornati nella loro zona d’origine dal Pakistan solo per scoprire che la loro casa non c’era più. Si sono trasferiti a Kabul dove vivono all’aperto da agosto.
“Rimaniamo per giorni senza cibo”, ha detto, aggiungendo che un pacco di articoli di soccorso destinato a una famiglia di sette persone non dura molto. “Ma in questo momento, qualsiasi cosa è qualcosa”.
L’Afghanistan sta affrontando un’emergenza umanitaria che peggiora, con l’economia vicina al collasso e circa la metà della popolazione che ora dipende dagli aiuti. Ci sono più di 3,5 milioni di persone sfollate dal conflitto all’interno del paese, tra cui circa 700.000 costrette a fuggire solo quest’anno.
“Mi occupavo di intonacare edifici prima di fuggire dal nostro villaggio”, ha detto Safi Ullah, 25 anni, che è fuggito dalla provincia di Nangarhar a luglio. “I razzi continuavano a cadere vicino alle nostre case. Siamo stati costretti a trasferirci a Kabul con solo i vestiti che avevamo addosso quando la nostra casa ha preso fuoco dopo essere stata colpita”.
L’insicurezza non è l’unico fattore che costringe le persone ad abbandonare le loro case. L’Afghanistan sta attualmente vivendo la sua seconda grave siccità in quattro anni e la produzione alimentare è stata colpita duramente.
“Abbiamo affrontato siccità e problemi economici nella nostra provincia perché le nostre fattorie non hanno prodotto abbastanza raccolto e non abbiamo altre fonti di reddito”, ha detto Ullah mentre riceveva la sua parte di aiuti.
La fame era diffusa anche prima che i Talebani prendessero il controllo del governo due mesi fa, ma è peggiorata significativamente secondo l’ultimo aggiornamento del Programma alimentare mondiale. A metà settembre, solo il 5% degli afghani aveva abbastanza da mangiare e uno su tre stava affrontando l’insicurezza alimentare ad un livello emergenziale o di crisi.
Nelle ultime due settimane, l’UNHCR ha assistito circa 100.000 persone in tutto l’Afghanistan con rifugi di emergenza, coperte, pannelli solari e denaro per i più vulnerabili. In totale, ha raggiunto più di mezzo milione di sfollati con l’assistenza finora nel 2021.
L’Agenzia ha stabilito un centro logistico a Termez, nel vicino Uzbekistan, per preposizionare e consegnare rapidamente gli aiuti in Afghanistan e sta aumentando la sua risposta per raggiungere più persone sfollate prima dell’arrivo del rigido inverno, ma ha bisogno di più risorse. Solo il 35% dei fondi necessari per sostenere le operazioni nei prossimi due mesi sono stati ricevuti.
Ahmad Seraaj, 14 anni, e la sua famiglia sono fuggiti dalla provincia di Maidan Wardak nell’Afghanistan centrale per cercare sicurezza nella capitale.
“Siamo una famiglia di 13 persone e ci siamo trasferiti a Kabul dopo che la nostra casa è stata colpita da colpi di mortaio”, ha detto, mentre faceva la fila per gli aiuti con suo padre. “Abbiamo portato con noi solo poche cose e stiamo affrontando problemi economici perché non riusciamo a trovare lavoro qui. Abbiamo un estremo bisogno di aiuto”.
Anche se i combattimenti sono cessati, l’insicurezza persiste nella loro zona d’origine e la famiglia ha troppa paura di tornare.
Circa 156.000 sfollati hanno scelto di tornare a casa da quando i combattimenti sono cessati, secondo i dati delle Nazioni Unite. Nell’ultima settimana, l’UNHCR ha aiutato 660 famiglie a tornare a casa nelle regioni settentrionali del paese. I rimpatriati ricevono 200 dollari a famiglia per pagare il trasporto e altri 400 dollari per aiutarli a reintegrarsi. Altre 280 famiglie riceveranno aiuto per tornare negli altipiani centrali prima della fine di ottobre.
Ma molti degli sfollati a Kabul temono che sia rimasto poco a cui tornare, dato che le loro case e i loro mezzi di sussistenza sono stati distrutti dai combattimenti.
“Non posso tornare indietro”, ha detto Mehraboudin, 28 anni, che è fuggito dagli scontri nella sua città natale nella provincia di Parwan a luglio. “Cosa farò lì? Non ho una casa e non c’è lavoro”.
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