In una fase in cui i combattimenti in corso nel governatorato di Marib, in Yemen, costringono altre persone a fuggire, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, avverte che i bisogni umanitari tra le comunità sfollate sono in rapido aumento, anche per ciò che riguarda gli alloggi.
Dall’inizio dell’anno, quasi 24.000 persone sono state costrette a fuggire a causa degli scontri armati, delle incursioni aeree e dei bombardamenti verificatisi nel governatorato di Marib, una regione che accoglie già un quarto dei quattro milioni di sfollati interni presenti in Yemen. Le persone hanno cercato di mettersi in salvo nei centri urbani e presso circa 150 insediamenti informali.
Una recente rilevazione dei loro bisogni condotta dall’UNHCR ha dimostrato che le condizioni all’interno degli insediamenti sono deplorevoli: la capienza ne è stata superata e accolgono in tutto quasi 190.000 persone. Gli alloggi sono inadeguati, molti sono stati danneggiati ulteriormente dalle recenti inondazioni e dagli incendi divampati a causa di fuochi accesi per cucinare all’aperto. Viste le scarse risorse a disposizione dei partner umanitari, numerose famiglie sfollate si sono viste costrette a costruire alloggi utilizzando vecchie coperte e teli impermeabili.
La disponibilità di acqua potabile, latrine, elettricità e ambulatori medici è carente. A causa dell’insicurezza che regna nella regione, le organizzazioni umanitarie sono in grado di prestare assistenza solo al 21 per cento di queste persone, dal momento che si tratta di famiglie sfollate in prossimità del fronte dei combattimenti. L’UNHCR rivolge un appello a tutte le parti in conflitto affinché assicurino accesso incondizionato agli insediamenti per garantire la consegna in condizioni sicure di aiuti salvavita.
Considerato che nove insediamenti su dieci si trovano su terreni privati e che non prevedono contratti di locazione, le persone che vi soggiornano hanno il forte timore di essere sfrattate. Il rischio di sfratto costituisce, inoltre, uno dei motivi di preoccupazione principali nei centri urbani, dal momento che i costi degli affitti sono aumentati repentinamente in seguito alla recente ondata di esodi. L’85 per cento delle famiglie sfollate non è nelle condizioni di poter pagare l’affitto regolarmente, dato che le opportunità di sostentamento scarseggiano, e un quarto degli sfollati nel governatorato di Marib non può contare su alcuna fonte di reddito. Il verificarsi di ulteriori esodi, causati da sfratti, non farebbe altro che esaurirne le risorse e incrementarne le esigenze.
Donne e bambini costituiscono l’80 per cento degli sfollati. Potendo usufruire di opzioni di alloggio limitate, soffrono più di tutti le conseguenze che ne derivano, quali sovraffollamento, assenza di privacy e accesso limitato ai servizi di base, tra cui servizi igienici ed erogazione di acqua.
Insieme al proprio partner, Society for Humanitarian Solidarity (SHS), l’UNHCR sta assicurando articoli domestici di base, assistenza legale e sostegno psicosociale in sette insediamenti del distretto di Sirwah, governatorato di Marib, che accoglie circa 20.000 persone. Inoltre, l’Agenzia ha distribuito aiuti in denaro contante a oltre 2.800 famiglie per pagare gli affitti, nell’ambito del piano volto a prestare assistenza a circa 6.000 famiglie a rischio di sfratto.
Porre fine al conflitto rappresenta l’unico modo di fermare l’esodo in corso e le sofferenze del popolo yemenita. L’UNHCR rinnova l’appello a tutte le parti belligeranti ad adottare le misure necessarie per proteggere civili e infrastrutture pubbliche dall’impatto del conflitto e a garantire un corridoio sicuro ai civili in fuga dalle aree interessate dai combattimenti.
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