La maggior parte dei civili che vivono nella zona settentrionale della Nigeria, che dall’inizio dell’anno è stata riconquistata dalle forze armate dopo essere stata sotto il controllo di Boko Haram, continua ad affrontare gravi problemi di protezione ed è priva dell’assistenza di base; particolarmente a rischio sono le donne.
Questi sono i primi risultati delle indagini condotte dagli operatori dell’UNHCR nelle ultime due settimane per rilevare i bisogni e la vulnerabilità delle persone che si trovano nelle zone recentemente accessibili dello Stato di Borno.
Dall’inizio della scorsa settimana, il team dell’UNHCR e le organizzazioni partner sono impegnati a intervistare i leader e i cittadini della comunità in merito alla situazione esistente nelle città come Monguno, Bama, Damboa, Dikwa, Konduga, Mafa, Magumeri e Shani.
Condizioni simili sono state rilevate nei luoghi ad elevato livello di vulnerabilità tra le persone sfollate a causa di Boko Haram; la protezione di quasi tutte le famiglie è attualmente una questione molto preoccupante e alcune di loro temono nuovi attacchi da parte degli insorti.
Nella città di Monguno, più di 60.000 sfollati, in gran parte provenienti da Marte, un distretto dello stato di Borno, sono dislocati su nove siti e hanno urgente bisogno di fornitura regolare di aiuti. Un numero crescente di persone continua ad arrivare a seguito delle operazioni militari ancora in corso nella parte settentrionale dello Stato di Borno per respingere Boko Haram; la scarsità di cibo costituisce un serio problema tanto a Monguno come a Kuya, dove circa 7.500 persone vivono in edifici scolastici fatiscenti e in ripari di fortuna.
A Kuya, le donne sono costrette a mandare i propri figli – a volte di appena cinque anni – a vendere piccoli oggetti o a chiedere l’elemosina per le strade della città, riconquistata lo scorso febbraio, per poter comprare cibo e medicinali. In altri casi, i bambini vanno a raccogliere legna da ardere da vendere, esponendosi, soprattutto le bambine, al rischio di aggressioni.
Le autorità e alcune agenzie umanitarie hanno distribuito cibo, ma in modo irregolare; è dunque fondamentale che tale attività sia intensificata e avvenga in maniera più costante. L’UNHCR sta lavorando con il governo per trovare una nuova sede per gli sfollati ed è impegnato a fornire alle famiglie più vulnerabili di Monguno beni di prima assistenza, tra cui materassi, stuoie, lampade solari, utensili da cucina, zanzariere, taniche, ciabatte, prodotti per l’igiene femminile, sapone e detergenti.
Il team dell’ UNHCR ha anche rilevato come molte donne abbiano dovuto ricoprire il ruolo di capofamiglia, in quanto i mariti sono stati uccisi da Boko Haram, costretti a unirsi agli insorti oppure risultano scomparsi. Molte donne e bambini sono rimasti traumatizzati da cio’ che hanno visto fare da Boko Haram, compreso il massacro di 50 uomini riuniti in un villaggio nella zona di Marte avvenuto quattro mesi fa. Per cui è necessario fornire loro sostegno psicologico e aiuti per il loro sostentamento per impedire che ricorrano a espedienti degradanti per sopravvivere.
I nostri team hanno riportato la presenza di un elevato numero di donne in fase di allattamento, incluse adolescenti, e di madri giovanissime. I progetti di sostentamento devono essere avviati urgentemente per aiutare queste donne a diventare autosufficienti e ridurre il rischio che siano costrette a ricorrere alla prostituzione.
A Monguno vi sono, inoltre, numerosi bambini affetti da malnutrizione acuta grave. Nonostante diverse agenzie stiano fornendo cure salva-vita, la malnutrizione rimane dilagante sia a Monguno che in altre zone recentemente accessibili.
Trovare un riparo è un’altra necessità vitale per la maggior parte delle popolazioni sfollate. La scuola elementare centrale, visitata dall’UNHCR, ospita circa 1.300 persone; altri vivono in edifici con tetti fatiscenti. Le autorità hanno richiesto l’aiuto dell’UNHCR e di altre agenzie umanitarie per costruire un nuovo sito a Monguno che possa accogliere le persone attualmente alloggiate negli edifici scolastici, per le quali vi sono poche probabilità di far ritorno nei propri villaggi in tempi brevi, a causa del perdurare di situazioni di insicurezza, di attività economiche instabili e per la presenza di mine nei villaggi e nei campi.
La sicurezza continua a limitare gli spostamenti dei nostri operatori in alcune parti del Borno, ma auspichiamo di poter continuare ad effettuare missioni per l’individuazione delle vulnerabilità a Banki, Dikwa e Gamboru-N’Gala nelle prossime settimane. Queste missioni ci permettono di valutare quali sono le necessità e le criticità da affrontare, per poter assistere in modo più adeguato le popolazioni sfollate e garantire loro protezione, alloggio, sostegno psico-sociale e mezzi di sostentamento, evitando al contempo la duplicazione degli interventi con altre agenzie.
Più di 2 milioni di persone sono state costrette a fuggire in Nigeria; di queste, 1,87 milioni di individui sono scappati dalle violenze di Boko Haram a partire dal 2014. Circa 195.350 persone hanno trovato rifugio in Stati vicini: Camerun, Ciad e Niger.
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