In caso di interesse, condividiamo con i redattori le osservazioni di apertura dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, rilasciate nel corso di una conferenza stampa congiunta con il Commissario europeo per gli Affari Interni, Ylva Johansson, a Bruxelles ieri pomeriggio.
Grazie mille, grazie Ylva. Voglio solo fare eco a quello che il Commissario Johansson ha appena detto. Sono a Bruxelles per una serie di incontri. Il fatto che durante questo fine settimana abbiamo assistito a nuovi arrivi attraverso il Mediterraneo centrale è un’ulteriore dimostrazione di quanto sia necessario il Patto [europeo] [sulla migrazione e l’asilo].
L’Europa ha bisogno di un meccanismo prevedibile per affrontare queste questioni. È vero, sono arrivate diverse imbarcazioni; ma si tratta di numeri gestibili.
Con un meccanismo razionale e concordato, noi riteniamo che la situazione sarebbe gestibile.
Anche se, come sempre all’inizio dell’estate, ci sono più arrivi – abbiamo bisogno di un meccanismo più prevedibile e efficiente guidato dagli Stati per salvare le persone in mare, perché nelle ultime settimane abbiamo anche avuto molte perdite di vite umane.
Abbiamo bisogno, ovviamente, di un meccanismo prevedibile per lo sbarco e il trasferimento.
Abbiamo bisogno di fermare i respingimenti che stanno avvenendo lungo tutta la frontiera esterna dell’Unione europea, e abbiamo bisogno di un meccanismo per indagare su questi respingimenti quando essi si verificano.
E sono pienamente d’accordo con il Commissario – abbiamo bisogno di un meccanismo che trovi un punto di equilibrio tra procedure di arrivo adeguate e solidarietà attraverso la ricollocazione.
Personalmente penso che questo sia il minimo che l’Europa possa mettere in atto.
Non dimentichiamoci che quando parliamo di condivisione di responsabilità, il 90 per cento dei rifugiati, richiedenti asilo e le altre persone sotto la protezione della mia organizzazione non vivono in paesi ricchi. Sono accolti in Africa, in Medio Oriente, in Asia.
Quindi chiediamo all’Europa di fare qualcosa che altri paesi stanno già facendo in modo sostanziale, come abbiamo visto anche durante la pandemia.
Chiaramente abbiamo anche bisogno – e questo è quello di cui abbiamo parlato con il Commissario Johansson – di un buon meccanismo efficiente ed equo, basato sui diritti, di rimpatrio di coloro che non sono riconosciuti come rifugiati. E questo meccanismo ha bisogno del sostegno anche dei paesi di rimpatrio.
Infine, ci sono altri due punti che sono anche aspetti molto importanti del Patto proposto.
Uno è l’ampliamento del reinsediamento, ossia l’accoglienza da parte degli Stati europei di rifugiati da altri paesi di asilo – come per esempio il Libano, la Turchia, il Kenya, il Pakistan e così via. Sono molto felice che la Commissione stia rafforzando le iniziative per incoraggiare gli Stati a fare più reinsediamenti, per fornire percorsi sicuri ai rifugiati che potrebbero venire in Europa ed evitare che debbano intraprendere rotte pericolose.
Poi, naturalmente, c’è una dimensione esterna del Patto: aiutare i paesi che ospitano un gran numero di rifugiati, o i paesi di transito, come i paesi dell’Africa, per esempio, a gestire meglio questi movimenti, in modo che si possa evitare che le persone affrontino nuovamente viaggi pericolosi.
Voglio concludere dicendo che sono perfettamente consapevole che i negoziati sul Patto sono molto complessi, che ci sono diversi interessi che occorre conciliare.
Ma vorrei mettere a verbale ancora una volta che l’Agenzia ONU per i Rifugiati condivide pienamente la speranza e la fiducia della Commissione europea che questi accordi vengano alla fine approvati dall’Unione Europea.
FINE
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