Il campo di Goudoubo, che si era svuotato dopo che la violenza ha costretto i residenti a fuggire, ha ora ripreso vita grazie alla ricostruzione di scuole e centri sanitari e alla riapertura delle attività commerciali.
Ma nella regione del Sahel – una fascia di terra che comprende diversi paesi a sud del Sahara – la violenza attraversa facilmente i confini.
“Siamo stati costretti a fuggire ancora una volta”, ha detto Aissata, che ha portato la sua famiglia nella vicina città di Djibo dopo che una serie di violenti attacchi da parte di gruppi armati e rappresaglie delle forze di sicurezza hanno reso il campo rifugiati di Mentao invivibile.
Aissata pensa di aver finalmente trovato un rifugio.
Il mese scorso, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha trasferito 1.200 rifugiati maliani, tra cui Aissata e la sua famiglia, da Djibo a un altro campo, Goudoubo, a circa 200 chilometri di distanza. Lì avranno di nuovo accesso a scuole, centri sanitari e negozi. Le autorità governative hanno aumentato la sicurezza intorno al campo e hanno promesso di mantenerlo al sicuro.
“Sono felice di essere qui. Penso che qui saremo in pace”, ha detto Aissata, al suo arrivo nella sua nuova casa.
Il Burkina Faso ospita circa 20.000 rifugiati maliani che sono fuggiti dalle loro case dal 2012, quando una rivolta ha scatenato la violenza fluita attraverso i confini dal Mali. Jihadisti e gruppi terroristici, organizzazioni criminali organizzate e teppisti ordinari hanno terrorizzato la gente in tutta la regione, sfruttando la tensione etnica e la debolezza del governo.
La violenza nel grande Sahel – che comprende Burkina Faso, Ciad, Mali e Niger – è continuata senza sosta, causando una delle più grandi crisi di migrazioni forzate nel mondo. Quasi 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire nella regione, inclusi 2,1 milioni di sfollati interni, che restano all’interno del loro paese. Il Burkina Faso, una volta un modello di pace nella regione, ora ha 1,1 milioni di sfollati interni, ma continua ad ospitare i rifugiati anche se la sua stessa popolazione di 19 milioni di persone lotta per proteggersi.
I rifugiati maliani in Burkina Faso hanno vissuto principalmente nei campi di Mentao e Goudoubo fino a quando la violenza li ha costretti a fuggire. Circa 4.460 rifugiati maliani hanno fatto la difficile scelta di tornare a casa in un paese ancora in tumulto, dove l’UNHCR li ha assistiti al loro arrivo. I rimanenti maliani sono fuggiti, alcuni a Djibo e molti altri nella città di Dori nel nord-est, dove una comunità ospitante già alle prese con alloggi inadeguati, mancanza di acqua pulita e carenza di centri sanitari li ha accolti.
“I rifugiati che tornano al campo dicono di sentirsi di nuovo al sicuro”, ha detto Paul Ali-Pauni Shelubale, Rappresentante UNHCR nel paese. “Lodiamo la generosità delle comunità che li ospitano e l’impegno del governo nazionale a garantire la loro sicurezza. Esortiamo tutti i governi della regione e la comunità internazionale a continuare a lavorare per la pace, in modo che le persone possano ricostruire le loro vite”.
L’UNHCR e i suoi partner hanno aiutato 6.571 rifugiati a tornare a Goudoubo da dicembre. Tra coloro che sono tornati dalla vicina Dori, alcuni hanno già riaperto piccole attività, tra cui negozi di alimentari e macellerie. Insieme ai partner, l’UNHCR ha riabilitato rifugi, acqua e sistemi sanitari.
“Siamo molto contenti di essere nel campo di Goudoubo”, ha detto Fatimata, 70 anni, una rifugiata maliana, mentre sedeva circondata dalla sua famiglia, compresi figli e nipoti, “Siamo felici di essere insieme”.
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