Centinaia di sfollati interni nigeriani stanno tornando nelle loro città e nei loro villaggi devastati, recentemente liberati dalle forze armate nigeriane, nello stato nord-orientale di Borno. L’UNHCR prevede che il numero aumenterà nelle prossime settimane, tuttavia esprime preoccupazione per la carenza di servizi di base e le condizioni di sicurezza nei territori precedentemente controllati dagli insorti di Boko Haram.
Pur non essendoci ancora dei dati completi, il personale dell’Agenzia sul campo e i suoi partner segnalano che negli ultimi giorni centinaia di persone sono rientrate nelle località di Mafa, Konduga, Benisheikh e Dikwa, spontaneamente e grazie al ruolo del governo.
Il governo e le organizzazioni umanitarie hanno incrementato la loro presenza nella regione per aiutare le persone nei 16 distretti di Borno nuovamente accessibili. L’UNHCR e i suoi partner hanno limitato l’accesso a 10 di questi distretti, dove circa 800.000 persone hanno urgente bisogno di assistenza.
Alcune delle persone tornate dalla capitale di Borno, Maiduguri, nelle zone liberate, sembrano sollevate e raccontano di condizioni terribili nei luoghi in cui hanno vissuto, tra cui campi per gli sfollati.
L’UNHCR esprime preoccupazione per il benessere delle persone che stanno tornando nelle aree devastate da Boko Haram. Molti degli sfollati torneranno in territori dove case ed infrastrutture sono state distrutte e che sono privi di assistenza sanitaria e di altri servizi.
È necessario che i rimpatri avvengano su base volontaria e in condizioni di sicurezza e di dignità e che le persone vengano informate sulle condizioni delle loro zone di origine. L’UNHCR ha già espresso le proprie preoccupazioni alle autorità nazionali, con cui è in contatto regolare, ed ha offerto il proprio contributo per assicurare che i rimpatri vengano effettuati in conformità con le normative internazionali e in condizioni di sicurezza e dignità. L’Agenzia continuerà inoltre a monitorare le condizioni dei rimpatriati, in particolare di quelli più vulnerabili.
L’UNHCR ed i suoi partner hanno rafforzato le operazioni nel nord-est del paese, dove le priorità principali rimangono il miglioramento delle condizioni di sicurezza e l’accesso all’assistenza umanitaria dei più bisognosi, soprattutto di coloro che ritornano nelle zone nuovamente accessibili. È necessario potenziare la risposta umanitaria e la presenza sul campo; la distribuzione di aiuti deve essere coordinata in modo piu’ efficace così come va migliorata la raccolta dati. La scorsa settimana l’UNHCR ha inviato sul campo un team composto da 14 persone, tra cui coordinatori delle operazioni di emergenza e responsabili delle attività di protezione.
La maggior parte degli sfollati sono donne, bambini e anziani. L’UNHCR e i suoi partner stanno attualmente dando priorità alla fornitura di alloggi, cibo, acqua potabile, ma anche alle condizioni sanitarie della popolazione, portando avanti attività contro la malnutrizione acuta e di prevenzione del colera. Le problematiche relative alla protezione includono la violenza sessuale e di genere, su cui l’Agenzia ha ottenuto buoni risultati attraverso i gruppi di protezione comunitari, che favoriscono il dialogo e la consapevolezza.
Concretamente, l’UNHCR continua ad appoggiarsi a partner locali per il monitoraggio delle attività fondamentali di protezione a Bama, Monguno, Damboa , Konduga, Mafa, Dikwa, Biu, Bayo, Hawul, Shani e nei distretti di Kwaya Kusar nel sud Borno.
Nelle ultime due settimane, l’UNHCR ha già fornito 200 alloggi per 1.000 persone a Bama e distribuito generi non alimentari a 16.000 persone. Ha distribuito kit di assistenza a 10.000 persone a Banki, città di confine tra il Camerun e la Nigeria. A Maiduguri, l’UNHCR ha costruito 2.000 alloggi semipermanenti per circa 10.000 persone e a Dirka sta realizzando rifugi di emergenza per 5.000 persone.
Dal 2014, il conflitto nel nord-est della Nigeria ha costretto alla fuga più di 2,25 milioni di persone, tra cui 2,066 milioni sfollati interni e circa 190.000 rifugiati nei paesi confinanti, Camerun, Niger e Ciad. Dall’anno scorso, il governo ha guadagnato terreno sui ribelli di Boko Haram, che sono tuttavia passati ad azioni terroristiche, rimanendo quindi una grave minaccia.
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