L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, chiede che sia garantito un corridoio sicuro per i civili in fuga in seguito all’intensificarsi degli scontri in corso nella regione di Marib, in Yemen. Le parti in conflitto devono fare tutto il possibile per assicurare protezione alla popolazione intrappolata e alleviarne l’impatto sui civili.
L’assenza di sicurezza ostacola sempre più la distribuzione di aiuti destinati ai civili a Marib, con conseguenze disastrose tra le persone più vulnerabili. Gli scontri più recenti, esplosi a pochi chilometri dalla città di Marib, hanno costretto le persone a fuggire verso le aree urbane.
I campi di sfollati interni sono già sovraffollati e i piani di risposta umanitaria sono messi a dura prova. Oltre 800.000 yemeniti in fuga hanno trovato rifugio in quest’area del Paese. La maggior parte ha trovato riparo nella regione fin dallo scoppio del conflitto nel 2015.
È necessario che alle agenzie umanitarie sia garantito accesso incondizionato alle aree colpite cosicché possano prestare assistenza salvavita agli sfollati e ad altre famiglie presenti a Marib e in altre aree in cui si rilevano condizioni disperate.
In vista della conferenza di donatori per lo Yemen che si terrà lunedì 1 marzo, l’Agenzia avverte inoltre che il crescente numero di yemeniti in fuga si trova ora esposto ad una grave insicurezza alimentare. Su quattro milioni di sfollati interni, per quasi 2,6 il rischio di essere ridotti alla fame è imminente. La maggior parte ha trovato riparo in zone del Paese colpite da carestia e carenza di cibo.
Il conflitto, il protrarsi dell’insicurezza e l’assenza di accesso a servizi e mezzi di sussistenza rappresentano le principali ragioni alla base di povertà e insicurezza alimentare, fattori in aumento tra le comunità sfollate. Molte di queste vivono in tale condizione da oltre due anni, mentre altre hanno dovuto fuggire più volte, esaurendo quasi tutte le scarse risorse a propria disposizione e incrementando la propria dipendenza dagli aiuti umanitari.
Le condizioni di vita in Yemen sono ogni giorno sempre più disperate. Sulla base di valutazioni svolte dall’UNHCR, il 64 per cento delle famiglie sfollate non dispone di alcuna fonte di reddito. Altre sopravvivono guadagnando meno di 50 dollari al mese. Conseguentemente, due famiglie sfollate su tre dichiarano di dover ricorrere a pratiche di sopravvivenza che provocano seri danni: si limitano o saltano i pasti, i minori vengono obbligati a lasciare gli studi, si rinuncia alle cure mediche. Le persone si riducono a chiedere le elemosina o a vendere i propri effetti personali. I casi di matrimonio precoce sono in aumento.
Al fine di mobilitare il sostegno internazionale a favore del popolo yemenita, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, lunedì presenzierà alla conferenza di donatori virtuale di alto livello per esortare ad assicurare un supporto indispensabile per la risposta umanitaria.
L’UNHCR ha chiesto 271 milioni di dollari da destinare alle operazioni in Yemen nel 2021. Essendo stato finanziato finora solo il sei per cento di questa somma, l’Agenzia potrebbe vedersi costretta a ridurre drasticamente il numero di persone che beneficeranno di assistenza, con conseguenze drammatiche soprattutto per minori, donne e altri soggetti vulnerabili.
Contatti media:
• A Sanaa: Duniya Aslam Khan, [email protected], +967 712 225 123
• Ad Amman (regionale): Rula Amin, [email protected], +962 79 004 5849
• Ad Amman (regionale): Andreas Kirchhof, [email protected], +962 79 182 5473
Condividi su Facebook Condividi su Twitter