In visita a Maicao, l’Alto Commissario dell’UNHCR Filippo Grandi chiede un maggiore sostegno ai paesi che durante la pandemia di Covid-19 ospitano milioni di venezuelani costretti a fuggire.
Ma la ventiseienne venezuelana, madre sola di quattro figli piccoli, non aveva i mezzi nel suo paese per far accedere alla chirurgia specializzata sua figlia Franyimar, che aveva ormai raggiunto i cinque anni. Sapeva che la sua unica possibilità era cercare aiuto in un altro paese.
“Loro (i miei figli) sono il motore che mi spinge ad andare avanti”, ha detto Verónica.
La famiglia è una delle tante che hanno cercato sicurezza in Colombia. Si stima che 5,4 milioni di rifugiati e migranti venezuelani abbiano lasciato il loro paese, in fuga dalla diffusa carenza di cibo e medicine e dall’insicurezza. La situazione in Venezuela rappresenta una delle più grandi crisi di migrazioni forzate della storia recente.
E mentre le restrizioni dovute al COVID-19 hanno rallentato il ritmo con cui i venezuelani hanno lasciato il loro paese nell’ultimo anno, molti hanno di nuovo iniziato ad affrontare il difficile viaggio attraverso la regione, cercando di soddisfare le loro esigenze di base. I venezuelani che arrivano in Colombia oggi tendono ad essere in circostanze ancora più disastrose di chi è fuggito due anni fa. Molti venezuelani arrivano ora esausti, deboli e senza un soldo, spesso senza altra scelta che dormire per strada o nelle stazioni degli autobus, dove sono ancora più a rischio di esposizione al COVID-19.
Nella città venezuelana di Maracaibo Verónica faceva lavori saltuari e riusciva a malapena a mettere il cibo in tavola. Affamata e disperata, la famiglia ha attraversato il confine a Maicao, dove ha dormito in una stazione degli autobus ogni notte. Verónica lavorava per una donna locale in cambio di un pasto al giorno, che divideva in cinque parti tra lei e i suoi figli.
Alla famiglia è stato infine offerto un posto nel Centro di Assistenza Integrata della città, o CAI, con l’aiuto degli operatori dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Istituito dal governo colombiano e dalla comunità internazionale, il centro di transito fornisce alloggi temporanei e assistenza salvavita ai venezuelani vulnerabili come Verónica.
Durante una visita al CAI sabato 8 febbraio, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha avuto l’opportunità di incontrare Verónica, insieme ad altre famiglie venezuelane che stanno lottando per ricostruire le loro vite. Degli 1,7 milioni di venezuelani attualmente in Colombia, più della metà si trova in una situazione irregolare.
“Molti venezuelani non sono ancora riusciti a regolarizzare il loro soggiorno in Colombia e non hanno uno status legale nel paese. Questo significa che non solo sono emarginati ma anche vulnerabili allo sfruttamento”, ha detto Grandi, sottolineando che la regolarizzazione significherebbe un accesso più prevedibile al lavoro e a servizi come l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
La visita dell’Alto Commissario avviene in un momento in cui i paesi di tutta la regione stanno lottando per far fronte all’impatto del COVID-19, che ha preso centinaia di migliaia di vite in tutta l’America Latina e ha prodotto conseguenze devastanti sull’economia della regione.
“Voglio condividere un messaggio di grande apprezzamento al governo e al popolo della Colombia per la loro generosità nei confronti dei rifugiati e dei migranti venezuelani”, ha detto Grandi. Ha notato, tuttavia, che questa generosità non dovrebbe essere data per scontata e ha fatto un forte appello per un maggiore sostegno internazionale alla Colombia.
Verónica e i suoi figli sono tra le centinaia di migliaia di rifugiati e migranti venezuelani senza uno status ufficiale in Colombia. Lei dice che questo le ha impedito di trovare un lavoro e di iscrivere i bambini a scuola. Ha anche reso impossibile far avere alla piccola Franyimar le cure mediche di cui ha così disperatamente bisogno.
“Spero di essere regolarizzata qui in Colombia per permettere a mia figlia di ricevere l’operazione di cui ha bisogno, ai miei figli di andare a scuola e di poter lavorare e dar loro una vita migliore”, ha detto, aggiungendo che sogna di aprire un giorno la sua pasticceria e servire la torta al cioccolato e altri dolci che sono tra i cibi preferiti dei suoi figli.
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