L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime crescente preoccupazione per la situazione in corso nel nord-est della Nigeria. Nelle ultime settimane, l’avanzata della campagna militare contro Boko Haram, intrapresa dalle forze governative in collaborazione con la Multi-National Joint Task Force, ha rivelato la terribile sofferenza della popolazione della zona – in molti casi esclusa da mesi o addirittura anni dagli aiuti umanitari.
Allo stato attuale, con la campagna militare ancora in corso, la situazione è instabile e rimane pericolosa, con frequenti attacchi da parte dei miliziani di Boko Haram, tra cui attentati suicidi, attacchi contro i civili, incendi di abitazioni e furti di bestiame. Il 27 luglio tre operatori umanitari e vari membri della scorta militare sono stati feriti durante l’attacco di un convoglio delle Nazioni Unite con un ordigno esplosivo artigianale ed a colpi d’arma da fuoco. Le difficoltà ed i pericoli per fornire l’assistenza necessaria a salvare vite umane sono molto elevati, così come lo è – di conseguenza – il costo di tale operazione.
Molte aree sono ancora inaccessibili ed il livello di sofferenza negli stati di Borno e Yobe è scioccante. Sono state segnalate numerose violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, violenze sessuali, sparizioni, casi di reclutamento forzato, conversioni religiose forzate e attacchi in aree abitate dai civili. Sono stati inoltre identificati circa 800,000 nuovi sfollati interni, tutti bisognosi di assistenza, e numerosi casi di malnutrizione acuta. I bisogni della popolazione sono in aumento di giorno in giorno. Nello stato di Borno l’UNHCR ha identificato 51,474 persone estremamente vulnerabili, tra cui 21,912 minori, dei quali più di tre quarti hanno perso uno o entrambi i genitori.
Ulteriore causa di migrazioni forzate é data dall’effetto domino delle operazioni militari e dal conseguente peggioramento delle condizioni di sicurezza verso i confini nord e ovest del paese ed in alcune aree di Camerun, Ciad e Niger. I violenti attacchi contro il personale militare nella città di Bosso, a Diffa, avvenuti il 3 giugno, sono stati causa del più grave caso di migrazione forzata nell’area dall’inizio della crisi nel 2013. In questo contesto, circa 106,000 rifugiati nigeriani sono stati respinti negli stati di Borno (67,000), Adamawa (22,000) e Yobe (17,000), diventando, di fatto, nuovi sfollati. Ognuno di loro ha bisogno di accoglienza, registrazione e protezione, ma anche di un riparo, di supporto psico-sociale e di assistenza materiale.
L’UNHCR sta incrementando la propria presenza nel paese per rispondere all’emergenza. L’obiettivo immediato è fornire assistenza a circa 488,000 persone altamente vulnerabili e che si concentrano in dieci Aree di Governo Locale da poco liberate nello stato di Borno, ma anche quello di rispondere alle esigenze dei rifugiati che hanno fatto ritorno in Nigeria.
A maggio e giugno, l’UNHCR insieme con altre Agenzie delle Nazioni Unite, il governo nigeriano e le ONG partner hanno approfittato della recente riapertura di uno stretto corridoio per condurre insieme una valutazione dei bisogni della popolazione, anche in termini di protezione, nelle zone di Damboa (a circa 70 km a sud ovest di Maiduguri), Dikwa (a ovest di Maiduguri e a circa 40 km dal confine con il Camerun) e in diverse altre aree del paese.
Più di recente, l’Agenzia è stata in grado di valutare i bisogni umanitari a Bama, la più grande città dopo la capitale, Maiduguri, nello Stato Borno, con una popolazione che contava 350,000 abitanti prima del conflitto. In queste aree non vi sono ancora servizi di amministrazione locale o di polizia, anche se vi sono stati lievi e graduali cambiamenti dopo l’attacco al convoglio delle Nazioni Unite. La maggior parte degli abitanti sono fuggiti, case e infrastrutture sono distrutte e, nel frattempo, continuano le operazioni di contro-insurrezione. Molti degli sfollati sono donne, bambini, anziani e altre persone con bisogni urgenti. Il personale dell’UNHCR ha visto adulti così esausti da non essere in grado di muoversi, e bambini con le facce gonfie e gli occhi incavati e altri sintomi evidenti di malnutrizione acuta. Molte persone mostrano anche segni di gravi traumi e altre si lamentano per la mancanza di cibo e acqua, perché la carenza di gasolio nella zona rende difficile pompare l’acqua. Nuovi sfollati arrivano ogni giorno.
Al di là di queste aree, l’accesso ad altri luoghi rimane impossibile senza una scorta militare, e limitato a brevi periodi di qualche ora per volta. C’è urgente bisogno di veicoli blindati e scorte militari, che garantiscano sicurezza e protezione all’UNHCR e ai suoi partner umanitari affinchè possano raggiungere in modo più efficace le popolazioni vulnerabili. Un certo numero di campi-satellite per sfollati interni, che attualmente vengono gestiti dai militari o da gruppi di sicurezza locali, sono al di sotto degli standard minimi e dovrebbero essere gestiti da operatori umanitari con un’esperienza adeguata, anche per assicurare ed evidenziare il carattere civile di questi campi.
L’insurrezione nel nord-est della Nigeria si è trasformata in una più ampia crisi regionale che coinvolge la Nigeria e i tre Stati confinanti nel bacino del Lago Ciad: Ciad, Camerun e Niger. Il livello di insicurezza ha spinto più di 187,000 nigeriani ad attraversare i confini del paese, ma le incursioni di Boko Haram negli Stati limitrofi hanno causato anche un numero crescente di sfollati interni. Sono 157,000 gli sfollati interni in Camerun, 74,800 in Ciad e oltre 127,000 in Niger.
Secondo i dati più recenti a disposizione sono 2,066,783 gli sfollati interni in Nigeria, di cui oltre 1,8 milioni sono diventati sfollati nel corso del conflitto con Boko Haram
Condividi su Facebook Condividi su Twitter