Con quasi 60 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case in tutto il mondo e le traversate in barca del Mediterraneo in prima pagina quasi ogni giorno, è sempre più comune vedere i termini “rifugiato” e “migrante” usati in maniera intercambiabile, sia tra i media che nei dibattiti. Ma tra le due parole c’è una differenza? E se c’è, è importante?
Sì, c’è una differenza e sì, è importante. I due termini hanno significati distinti e diversi e confonderli solleva problematiche per entrambe le popolazioni. Ecco perché:
I rifugiati sono persone in fuga da conflitti armati o persecuzioni. La loro situazione è spesso così pericolosa e così intollerabile che attraversano i confini nazionali per cercare protezione nei paesi vicini. Così facendo diventano internazionalmente riconosciuti come “rifugiati” che hanno accesso all’assistenza da parte degli Stati, dell’UNHCR e di altre organizzazioni. Gli viene riconosciuto questo status proprio perché per loro sarebbe troppo pericoloso tornare a casa e hanno bisogno di trovare protezione altrove. Si tratta di persone per le quali il rifiuto della richiesta di asilo ha conseguenze potenzialmente mortali.
I rifugiati sono definiti e protetti dal diritto internazionale. La Convenzione del 1951 sui Rifugiati e il suo Protocollo del 1967, così come altri testi giuridici, per esempio la Convenzione dell’OUA sui Rifugiati del 1969, restano la pietra angolare della moderna protezione dei rifugiati. I principi giuridici che questi documenti sanciscono fanno da riferimento per innumerevoli altre leggi e pratiche internazionali, regionali e nazionali. La Convenzione del 1951 definisce chi è un rifugiato e delinea i diritti di base che gli Stati dovrebbero garantire ai rifugiati. Uno dei principi fondamentali stabiliti dal diritto internazionale è che i rifugiati non debbano essere espulsi o rimandati in contesti in cui la loro vita e la loro libertà sarebbero minacciate.
La protezione dei rifugiati ha molte forme. Tra queste c’è la sicurezza di non essere rimandati nei pericoli dai quali sono fuggiti; l’accesso a procedure di asilo che siano giuste ed efficienti; e misure volte a garantire che i diritti umani fondamentali siano rispettati, così da consentire loro di vivere con dignità e sicurezza mentre li si aiuta a trovare una soluzione a lungo termine. Gli Stati sono i primi responsabili di questa protezione. L’UNHCR lavora quindi a stretto contatto con i governi, consigliandoli e sostenendoli come opportuno affinché mettano in pratica le proprie responsabilità.
I migranti scelgono di spostarsi non a causa di una diretta minaccia di persecuzione o di morte, ma soprattutto per migliorare la propria vita attraverso il lavoro, o in alcuni casi per l’istruzione, per ricongiungersi con la propria famiglia o per altri motivi. A differenza dei rifugiati che non possono tornare a casa senza correre rischi, i migranti non hanno questo tipo di ostacolo al loro ritorno. Se scelgono di tornare a casa, continueranno a ricevere la protezione del loro governo.
Per i singoli governi, questa distinzione è importante. Gli Stati si occupano dei migranti rispettando le proprie leggi e processi di immigrazione. Gli Stati si occupano dei rifugiati avvalendosi delle norme di protezione dei rifugiati e delle norme di asilo che sono sancite sia dalle legislazioni nazionali che dal diritto internazionale. Gli Stati hanno specifiche responsabilità nei confronti di tutti coloro che richiedono asilo nel loro territorio o alle loro frontiere. L’UNHCR aiuta i paesi ad affrontare le proprie responsabilità in materia di asilo e protezione dei rifugiati.
La politica interviene in tali dibattiti sempre in un certo modo. Assimilare rifugiati e migranti può avere gravi conseguenze per la vita e la sicurezza dei rifugiati. Confondere i due termini svia l’attenzione dalle specifiche protezioni legali di cui i rifugiati hanno bisogno. Può minare il sostegno dell’opinione pubblica ai rifugiati e al diritto d’asilo, proprio nel momento in cui moltissimi rifugiati hanno più che mai bisogno di tale protezione. Dobbiamo trattare tutti gli esseri umani con rispetto e dignità. Dobbiamo garantire che i diritti umani dei migranti siano rispettati. Allo stesso tempo, dobbiamo anche offrire un’adeguata risposta giuridica per i rifugiati, a causa della loro particolare situazione.
Quindi, tornando in Europa e al gran numero di persone che quest’anno e il precedente sono arrivate via mare in Grecia, in Italia e altrove. Quali dei due sono? Rifugiati o migranti?
In realtà sono entrambi. La maggioranza delle persone arrivate quest’anno, in particolare in Italia e in Grecia, proviene da paesi dilaniati dalla guerra o che sono considerati origine di grandi flussi di rifugiati e per i quali è necessaria la protezione internazionale. Tuttavia, una percentuale più piccola arriva da altri paesi e per molte di queste persone il termine “migranti” sarebbe corretto.
Così, all’UNHCR si usa l’espressione “rifugiati e migranti”, in riferimento agli spostamenti di persone via mare o in altre circostanze, in cui si ritiene che entrambi i gruppi possano essere presenti – gli spostamenti in barche nel Sud-Est asiatico ne sono un altro esempio. L’UNHCR usa “rifugiati” intendendo persone che fuggono da guerre o persecuzioni attraversando un confine internazionale. E usa “migranti” per quelle persone che si spostano per motivi non compresi nella definizione giuridica di rifugiato. La speranza è che gli altri riflettano sul fare lo stesso. Scegliere le parole è importante.
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