L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha aiutato 3.000 rifugiati maliani a rientrare nel campo di rifugiati di Goudoubo in Burkina Faso, nove mesi dopo essere stati costretti ad abbandonarlo a causa delle mancate condizioni di sicurezza.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha aiutato 3.000 rifugiati maliani a rientrare nel campo di rifugiati di Goudoubo in Burkina Faso, nove mesi dopo essere stati costretti ad abbandonarlo a causa delle mancate condizioni di sicurezza.
Questo mese, l’UNHCR ha trasferito i rifugiati dalla vicina città di Dori nel campo di Goudoubo, nel nord-est del Paese, con 31 convogli di autobus e camion. Altri 150 rifugiati si sono trasferiti da soli in motocicletta o in taxi triciclo. Alcuni si sono spostati a piedi, accompagnando il bestiame.
A marzo di quest’anno, Goudoubo ospitava 9.000 rifugiati, poi una serie di attacchi violenti e di ultimatum da parte di estremisti armati ha svuotato il campo. Circa 5.000 rifugiati maliani hanno fatto la difficile scelta di tornare a casa in un Paese ancora in subbuglio, dove l’UNHCR li ha assistiti al loro arrivo.
Gli altri sono fuggiti, molti verso la città di Dori, dove sono stati accolti da una comunità ospitante già alle prese con condizioni disastrose, con un impatto negativo su alloggi, acqua pulita e servizi sanitari.
Ora le autorità nazionali hanno rafforzato la sicurezza a Goudoubo e nei dintorni, con più personale e maggiori pattuglie che permettono ai rifugiati maliani di tornare al campo.
“I rifugiati maliani che tornano a Goudoubo ci avevano chiesto di riportarli al campo dove la maggior parte di loro ha vissuto dal 2012. Ringraziamo le autorità per aver reso possibile il loro ritorno a Goudoubo attraverso misure di sicurezza aggiuntive e l’impegno a proteggere il campo “, ha detto il Rappresentante dell’UNHCR in Burkina Faso, Ioli Kimyaci. “Goudoubo offrirà un migliore accesso ai servizi e renderà un po’ più facile la vita lontana da casa, nell’attesa di trovare alternative e soluzioni durature”.
A Goudoubo, l’UNHCR e la Commissione nazionale per i rifugiati, CONAREF, hanno costruito 1.500 nuovi alloggi per i rifugiati che ritornano. Oltre agli alloggi, agli aiuti essenziali, ai miglioramenti delle infrastrutture e al rafforzamento delle reti comunitarie, l’UNHCR e i suoi partner hanno ristrutturato e rifornito una clinica sanitaria, e le scuole primarie e secondarie sono pronte a riaprire e ad accogliere gli studenti. Si prevede anche la ripresa delle attività di sussistenza, compresi le coltivazioni ed i pascoli per il bestiame.
I rifugiati di ritorno hanno iniziato a riaprire piccole attività commerciali a Goudoubo, tra cui negozi di alimentari e macellerie. I rifugiati dicono all’UNHCR che il ritorno al campo significa la fine della lotta per trovare un alloggio e accedere ai servizi di base.
I trasferimenti continueranno a dicembre, con altri 2.100 rifugiati che dovrebbero tornare a Goudoubo dal campo di Mentao, vicino a Gibo. L’accesso a Mentao è stato interrotto per più di un anno, dopo che una serie di attacchi mortali ha interrotto gli aiuti e le distribuzioni di cibo e ha costretto il personale dell’UNHCR a interrompere il proprio lavoro.
Nella turbolenta regione africana del Sahel, il Burkina Faso è l’epicentro di una delle crisi di migrazione forzata e di protezione più gravi al mondo. Una persona su 20, pari a più di un milione di persone, è ora sfollata all’interno del paese. Il Burkina Faso ospita anche 20.000 rifugiati maliani, la maggior parte dei quali è fuggita dalle violenze nel 2012.
In tutto il Sahel, i rifugiati, gli sfollati interni e i loro ospiti sono sottoposti a violenze brutali, tra cui stupri ed esecuzioni. La pandemia di COVID-19 ha comportato un nuovo livello di sofferenza per i rifugiati e ha complicato ulteriormente gli sforzi per sostenerli.
Nonostante i graditi trasferimenti a Goudoubo, l’UNHCR avverte ancora una volta che gli attacchi dei gruppi armati nel Sahel porteranno a ulteriori spostamenti in una regione che già ospita quasi due milioni di sfollati interni e centinaia di migliaia di rifugiati.
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