In presenza di un elevato numero di conflitti e crisi che causano un livello record di migrazioni forzate in tutto il mondo, il reinsediamento è diventato una componente sempre più cruciale dell’impegno dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per trovare soluzioni e promuovere una più equa ripartizione delle responsabilità nei confronti dei rifugiati, come si afferma in un rapporto dell’UNHCR pubblicato nella giornata odierna in occasione della riunione annuale a Ginevra.
Mentre il rapporto dell’UNHCR Projected Global Resettlement Needs 2017 rende noto che l’UNHCR ha presentato a 30 paesi la richiesta per il reinsediamento in favore di più di 1 milione di rifugiati negli ultimi dieci anni, il numero di persone che necessitano di reinsediamento supera di gran lunga le opportunità di reinsediamento disponibili in un paese terzo.
Il rapporto afferma che in virtù dell’aumento delle quote di reinsediamento da parte di alcuni paesi, dell’espansione della capacità globale di reinsediamento e dell’aumento delle richieste, il numero previsto di persone che necessitano di reinsediamento nel 2017 passerà a 1.19 milioni.
In risposta a ciò, l’UNHCR prevede di presentare per il reinsediamento 170mila rifugiati per il prossimo anno, sulla base delle quote di reinsediamento globali previste dagli Stati. A fronte dell’obiettivo corrente di soddisfare la richiesta di circa 143mila rifugiati nel 2016 e di più di 100mila sia nel 2015 che nel 2014. Nonostante l’aumento delle quote di disponibilità degli Stati e delle richieste presentate, continua a permanere un forte divario in termini di bisogni da soddisfare.
La previsione di 1.19 milioni rappresenta un incremento del 72 per cento rispetto alle necessità di 691mila persone calcolate nel 2014, prima che iniziasse il programma di reinsediamento su vasta scala dei rifugiati siriani. Nel 2017, si prevede che i siriani peseranno per il 40 per cento del bisogno di reinsediamento, seguiti dai cittadini del Sudan (11 per cento), dell’Afghanistan (10 per cento) e della Repubblica Democratica del Congo (9 per cento).
Il rapporto Projected Global Resettlement Needs segnala anche che il 2015 è stato un anno record per quel che riguarda il numero di richieste (134.044), in crescita del 29 per cento rispetto al dato di 103.890 unità, registrato nel 2014.
“Ci rendiamo conto che il reinsediamento sta arrivando a un nuovo livello e che maggiori possibilità per il reinsediamento possono rappresentare un mezzo efficace per condividere la responsabilità nella protezione dei rifugiati”, ha dichiarato l’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi. “Ma è necessario fare molto di più per tenere il passo con il crescente numero di persone gravemente vulnerabili.”
“Il reinsediamento è ora più che mai una soluzione più significativa, e noi dobbiamo cogliere questa opportunità per aumentare il numero dei rifugiati che ne beneficiano, così come di altre possibilità per l’ammissione”, ha aggiunto. L’UNHCR stima che siano più di 1 milione i rifugiati che hanno bisogno di reinsediamento perché per una serie di motivi non sono in grado di tornare alla propria casa o ad accedere all’integrazione nei paesi di accoglienza.
Nel campo del reinsediamento la crisi siriana ha segnato un importante cambiamento, che continua a produrre i suoi effetti. Nel 2014, i siriani erano già il gruppo più rappresentato tra chi necessitava di reinsediamento e nel 2015 2 richieste ogni 5 provenivano da cittadini siriani, rispetto al 2014, quando erano uno su cinque. Tra gli altri paesi di origine maggiormente rappresentati nel 2015 c’erano la Repubblica Democratica del Congo (20.527) l’Iraq (11.161), la Somalia (10.193) e il Myanmar (9.738). Questi quattro paesi insieme alla Siria, con 53.305 richieste, pesavano per quasi l’80 per cento delle richieste complessive dell’anno.
Il reinsediamento continua a essere una misura efficace per le persone che ne hanno necessità, tra cui i sopravvissuti a violenze o torture, che l’anno scorso rappresentavano il 24 per cento delle richieste – quattro volte tanto rispetto al dato del 2005 – e le donne e le bambine a rischio di abuso (circa il 12 per cento).
Nel 2015 gli Stati Uniti hanno accettato 82.491 richieste di reinsediamento presentate dall’UNHCR (il 62 per cento di tutte le richieste), seguiti da Canada (22.886), Australia (9.321), Norvegia (3.806) e Regno Unito (3.622).
In Africa, il numero di richieste è passato da 35.079 nel 2014 a 38.870. Nel 2015 un totale di 21.620 richieste proveniva da Paesi della regione dell’Asia e del Pacifico, circa il 16 per cento delle richieste globali. Si è trattato del principale calo rispetto agli anni precedenti, dovuto in parte al perseguimento di altre soluzioni nella zona.
Nelle Americhe sono state presentate nel 2015 1.390 richieste, con un calo rispetto alle 1.800 nel 2014. Ciò riflette in parte gli sforzi messi in atto in Ecuador per favorire l’integrazione dei rifugiati colombiani.
Un totale di 53.331 richieste proveniva dalle operazioni dell’UNHCR nella Regione del Medio Oriente e del Nord Africa, con un aumento del 130 per cento rispetto al 2014, pari a circa il 40 per cento del totale mondiale. Gli uffici dell’UNHCR in Europa hanno registrato il maggior numero di richieste dell’intero decennio, pari a 18.833, per lo più dalla Turchia.
Per affrontare le crescenti esigenze l’UNHCR si sta anche concentrando su percorsi complementari, tra cui i visti umanitari, il ricongiungimento familiare e le borse di studio che potrebbero aiutare a colmare le lacune in termini di bisogni. Nel corso di una conferenza ad alto livello che si è tenuta a Ginevra lo scorso marzo, l’UNHCR ha fatto appello ai paesi di tutto il mondo affinché garantissero al 10 per cento dei rifugiati siriani (480mila persone) la possibilità di ingresso attraverso il reinserimento e altri canali.
Il rapporto dell’UNHCR Projected Global Resettlement Needs 2017 è stato pubblicato il primo giorno delle consultazioni annuali tripartite per il reinsediamento, che raccolgono rappresentanti dell’UNHCR, dei paesi di reinsediamento e delle ONG. Co-presieduto dal governo olandese e dal Consiglio Olandese per i Rifugiati, in collaborazione con l’UNHCR, si tratta del forum multilaterale più significativo per far avanzare l’agenda del reinsediamento a vantaggio dei rifugiati e delle comunità riceventi.
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