La violenza di ieri a Idomeni, al confine tra la Grecia e l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, e le numerose immagini che abbiamo visto dell’utilizzo di gas lacrimogeni, sono motivo di grande preoccupazione per l’UNHCR. Dovrebbero esserlo per tutti coloro a cui interessa la risposta dell’Europa alla situazione di rifugiati e migranti.
Nei mesi recenti più volte abbiamo assistito a tensioni crescenti in diversi confini europei, tra le forze di sicurezza da una parte e le persone in fuga dalla guerra e bisognose di aiuto dall’altra. Le persone sono state ferite, le strutture danneggiate. Ne ha risentito la percezione comune rispetto ai rifugiati e l’immagine dell’Europa. Tutti hanno perso.
Negli ultimi giorni, l’attenzione pubblica e dei media è stata focalizzata su come, nelle isole dell’Egeo e in Turchia, si sta attuando l’accordo tra l’Unione europea e la Turchia. Non dobbiamo dimenticare i molti altri rifugiati e migranti che continuano ad essere colpiti da questa situazione, specialmente le circa 46.000 persone sulla terraferma in Grecia, arrivate prima che entrasse in vigore l’accordo. A Idomeni, da diverse settimane circa 11.000 persone dormono all’aperto, in condizioni pessime, sempre più disperate.
L’UNHCR è pronto a sostenere il trasferimento volontario di queste persone nelle zone messe a disposizione dal governo greco, e a fornire i servizi necessari mentre si svolgono le operazioni di registrazione e le procedure d’asilo. Cosa che risulta molto urgente. Nel frattempo, a Idomeni, l’UNHCR con il governo greco, le ONG greche e altri partner stanno fornendo cibo, assistenza medica, aiuto per le persone con bisogni specifici, e misure di prevenzione e risposta alla violenza sessuale e di genere.
Una più ampia soluzione – ossia quella di ricollocare in altri Stati europei coloro che sono eleggibili per la protezione internazionale – è stata già concordata da parecchi mesi. Occorre metterla in pratica.
La violenza è sbagliata in qualsiasi circostanza. L’UNHCR spera che l’Europa prenderà ora i provvedimenti necessari. Siamo pronti ad aiutare ulteriormente i governi nell’adempiere i loro obblighi nei confronti dei rifugiati.
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