L’UNHCR ha preso nota della Dichiarazione rilasciata ieri sera dai Capi di Stato e dal Governo della Turchia ed esprime preoccupazione rispetto ad alcuni aspetti della proposta.
La Turchia ospita quasi 3 milioni di rifugiati, per anni ha fortemente contribuito a sostenere la situazione e di recente ha adottato una normativa sul lavoro per i rifugiati siriani, tuttavia, la sfida che si trova ad affrontare è talmente impegnativa e ampia che ha difficoltà a fornire tutti gli aiuti necessari ad una popolazione siriana sempre più numerosa. Accogliamo con approvazione il contributo finanziario dell’UE a sostegno della Turchia e delle comunità di rifugiati nel Paese.
Per quanto riguarda la Dichiarazione rilasciata ieri a seguito dell’incontro tra l’UE e la Turchia, l’UNHCR non vi ha partecipato e non ne conosce tutti i dettagli e le modalità di implementazione.
Rispetto a ciò che sembra essere stato concordato, comunque, l’UNHCR esprime preoccupazione rispetto a quegli accordi che prevedono il ritorno generalizzato di tutte le persone da un paese all’altro senza che le misure di protezione per i rifugiati siano sufficientemente illustrate loro, in conformità con gli obblighi internazionali.
Un richiedente asilo dovrebbe essere riammesso in un paese terzo, a condizione che: (a) la responsabilità per valutare la sua richiesta di asilo sia in sostanza assunta dal paese terzo; (b) il richiedente asilo sarà protetto dal rischio di refoulement; (c) l’individuo potrà richiedere e, se riconosciuto come rifugiato, godere del diritto di asilo in conformità con gli standard internazionali, e avere pieno ed effettivo accesso a educazione, lavoro, assistenza sanitaria e, laddove necessario, assistenza sociale.
Misure di protezione legale dovrebbero governare qualsiasi meccanismo con il quale anche la responsabilità di valutare una richiesta di asilo debba essere trasferita ad un altro Stato. Le procedure di identificazione e registrazione prima della partenza dovrebbero essere realizzate sul luogo, in modo tale da identificare categorie ad alto rischio per le quali la riammissione non dovrebbe essere applicata, anche se le condizioni sopramenzionate siano soddisfatte.
I dettagli di queste misure di protezione dovrebbero essere chiariti prima della prossima riunione del Consiglio dell’UE prevista per il 17 marzo.
Sulla questione del reinsediamento, accogliamo certamente qualsiasi iniziativa che promuova percorsi regolari di trasferimento in paesi terzi di numeri significativi di rifugiati da tutti i paesi della regione – non soltanto dalla Turchia e non soltanto rifugiati siriani. Gli impegni europei per il reinsediamento rimangono, tuttavia, molto bassi se paragonati alle attuali esigenze (20.000 posti in 2 anni su base volontaria). Facilitare il ricongiungimento familiare è un’altra importante strada da percorrere, e speriamo che gli individui rientrati in Turchia che hanno bisogni specifici di reinsediamento, come il ricongiungimento familiare, siano considerati per il programma di reinsediamento/ammissione nell’Unione Europea.
Il vertice sulla condivisione globale della responsabilità attraverso canali legali per l’ammissione di rifugiati siriani, che avrà luogo il 30 marzo a Ginevra, rappresenterà un’occasione importante per portare più attenzione su quest’aspetto fondamentale della condivisione della responsabilità, e per raggiungere, speriamo, impegni concreti.
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