L’arte offre una via di fuga a un rifugiato eritreo a Tripoli, nel mezzo del conflitto e delle misure di isolamento dovute alla pandemia da COVID-19.
In un edificio incompiuto di un quartiere di Tripoli, Solomon Gebreyonas Alema, un rifugiato eritreo di 29 anni, disegna e dipinge quasi tutti i giorni.
Una piccola stanza in un edificio poco illuminato e sovraffollato che ospita circa 200 rifugiati provenienti da Eritrea, Etiopia e Sudan è stata designata dai residenti come “stanza dell’arte” – uno spazio per dipingere, disegnare, scrivere e suonare.
Da metà marzo, pochi residenti hanno potuto avventurarsi lontano dall’edificio a causa delle severe restrizioni introdotte per limitare la diffusione del COVID-19 in Libia, oltre alle continue preoccupazioni per la sicurezza legate al conflitto a Tripoli, che ha imperversato per più di un anno. Ciò ha impedito ai più di guadagnarsi da vivere con lavori alla giornata.
“Per me la pittura significa vita, non voglio esserne separato”, ha raccontato Solomon esponendo i suoi schizzi e disegni. “Quando abbiamo i soldi, li spendiamo in beni di prima necessità come il cibo e l’affitto. Ma anche così, perché l’arte è una cosa necessaria per me, per la mia vita, i miei amici e le altre persone intorno a me aiutano in ogni modo possibile fornendo alcuni oggetti per dipingere e disegnare”.
Solomon disegna e dipinge da quando era bambino. È autodidatta e non ha mai frequentato corsi di arte formale. La sua fede è presente in gran parte dei suoi lavori – grandi tele dai colori ricchi e vibranti che ritraggono scene della Bibbia, incluse figure di santi.
Dipingerle non solo gli dà scopo e ispirazione, ha detto Solomon, ma ha anche aiutato altri rifugiati eritrei ed etiopi che lottano per sopravvivere in Libia.
“Non abbiamo un posto dove pregare qui in questo Paese. Quindi usiamo queste immagini” ha spiegato. “Quando la gente prega, dà loro speranza. Usare questo quadro per pregare li aiuta con la loro fede e li fa sentire protetti dal pericolo”.
Attualmente in Libia vivono quasi 49.000 rifugiati e richiedenti asilo registrati. Molti affrontano violenze e abusi durante i loro viaggi, così come in detenzione quando raggiungono il Paese. La maggior parte di loro continua ad affrontare sfide enormi ogni giorno, mentre fatica ad andare avanti.
Molti sono arrivati clandestinamente nel Paese, come Solomon, che ha lasciato la sua casa e la sua famiglia deciso a trovare un posto sicuro per studiare e fare carriera come artista. Per arrivare in Europa ha pagato 5.500 dollari ai trafficanti, che ha pagato con l’aiuto della madre, che ha venduto i suoi gioielli d’oro, e con i soldi dei parenti della diaspora eritrea.
Il suo tentativo di raggiungere l’Europa via mare si è concluso quando la nave è stata intercettata dalla Guardia Costiera libica, ed è stato messo in un centro di detenzione insieme ad altri.
Al suo rilascio nella comunità urbana di Tripoli, ha sviluppato la tubercolosi – una malattia comune tra i rifugiati che vivono in condizioni anguste e insalubri – ed è rientrato in un altro centro di detenzione per cercare assistenza medica, che non poteva permettersi all’esterno senza mezzi di sostentamento.
Ora è grato di vivere in un luogo dove ha il sostegno degli altri nella sua comunità, nonostante le difficili condizioni.
“La gente pensa molto al coronavirus. Sono così preoccupati perché la maggior parte di loro vive alla giornata”, ha spiegato, dicendo che condivide il cibo e altri oggetti con i suoi coinquilini e amici.
“Sinceramente preferirei spendere tutto quello che ho in materiali da dipingere. Ma la vita è molto difficile e non è facile concentrarsi sulla pittura quando ci sono altre cose veramente importanti che sono priorità per noi, necessità per sopravvivere”, ha detto.
L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e i suoi partner forniscono aiuto ai rifugiati e ai richiedenti asilo in contesti urbani in Libia, compresa la documentazione, l’assistenza in contanti ai più vulnerabili, l’igiene e gli articoli per la casa, l’assistenza medica e il supporto psicosociale.
Insieme al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, l’Agenzia inizierà anche a fornire assistenza alimentare d’emergenza mensile per un massimo di 10.000 rifugiati e richiedenti asilo fino alla fine dell’anno, per aiutare coloro che hanno difficoltà a provvedere a se stessi, avendo perso l’accesso al lavoro a causa delle restrizioni per il COVID-19.
Uno degli schizzi più recenti di Solomon, che sta trasformando in un dipinto, mostra la vita a Tripoli durante la pandemia da coronavirus. Da un lato del disegno è raffigurata la città in guerra: bombardamenti, combattimenti e carri armati in movimento; dall’altro, un uomo indossa indumenti protettivi mentre spruzza disinfettante per combattere la malattia.
Al centro, circondata da persone che pregano e si lavano le mani, c’è una madre con un bambino simile a una Madonna. Queste figure centrali sono protette dall’ombra di un ombrello, con le lettere UNCHR scritte sopra.
“Ho fatto del mio meglio per concentrarmi sulla mia arte”, ha spiegato. “Abbiamo cercato di mantenere la poca speranza che abbiamo. E una cosa che ha dato speranza a tutti noi è l’aiuto dell’UNHCR”.
“Abbiamo la sensazione che in qualche modo siamo al sicuro. Non abbiamo perso la speranza per questo e per la nostra fede. Non ci siamo arresi”.
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