Oggi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha pubblicato la nota informativa “COVID-19 e persone in transito” nell’ambito di una serie che evidenzia in che modo la comunità internazionale possa garantire una risposta efficace e coordinata alla pandemia da COVID-19, in particolare a tutela delle popolazioni più vulnerabili.
“Stiamo fronteggiando una crisi sanitaria globale che sta provocando sofferenza in tutto il mondo e stravolgendo le vite delle persone. La pandemia da COVID-19 ha già portato al collasso i sistemi sanitari, le economie e le società di alcuni dei Paesi più benestanti al mondo. È necessario continuare a garantire supporto ai più vulnerabili, comprese le persone costrette alla fuga e le persone apolidi che ora, in una fase in cui la pandemia sta raggiungendo ogni angolo del pianeta, si trovano esposte a rischi ancora più elevati”, ha dichiarato l’Assistente Alto Commissario per la Protezione Gillian Triggs. “La pandemia da coronavirus aggrava molte delle criticità di lunga data a cui devono far fronte i rifugiati, minacciandone non solo la salute e la sicurezza, ma anche la sopravvivenza”.
Le persone apolidi e quelle costrette a fuggire da persecuzioni, guerre, o violenze, in fuga all’estero come rifugiati e richiedenti asilo o entro i confini dei propri Paesi come sfollati interni già a rischio di dover far fronte a condizioni di sicurezza e umanitarie disperate, sono ora ancor più vulnerabili a causa della pandemia.
La diffusione del COVID-19 aggrava le attuali vulnerabilità delle persone in fuga e degli apolidi in tre modi specifici. In primo luogo, la crisi sanitaria assume proporzioni maggiori tra la maggior parte di rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo e apolidi che vivono in condizioni precarie o di affollamento, con accesso limitato o compromesso all’assistenza medica e ad altri servizi essenziali, quali approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari. Tali limiti possono essere aggravati dalle restrizioni agli spostamenti imposte dal COVID che possono ostacolare o portare alla sospensione delle consegne di aiuti umanitari salvavita nell’ambito di numerose operazioni chiave implementate dall’UNHCR.
In secondo luogo, persone in fuga e apolidi già alle prese con difficoltà socioeconomiche si trovano esposte a rischi molto più elevati, dal momento che nessuno può accedere più a mezzi di sussistenza. E con l’imposizione di misure quali quarantena e confinamento, molte protezioni sociali sono in pericolo. Per esempio, donne e bambine possono essere a rischio più elevato di esposizione a violenza di genere e sessuale, abusi e sfruttamento, e avere difficoltà ad accedere ai servizi di protezione e risposta.
In terzo luogo, rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo e apolidi affrontano una crisi di vasta portata in relazione all’accesso ai servizi di protezione, dal momento che la chiusura dei confini e altre restrizioni imposte ai movimenti per contenere la diffusione del COVID-19 hanno condizionato gravemente libertà di movimento e accesso all’asilo. I richiedenti asilo potrebbero non essere più in grado di varcare le frontiere in cerca di protezione, mentre alcuni rifugiati potrebbero essere respinti ed esposti a pericoli e persecuzioni nei loro Paesi di origine. E mentre la pandemia ha immobilizzato diverse aree del pianeta, guerre, conflitti e violazioni dei diritti umani persistono e, in alcuni casi, si sono acuiti creando situazioni estremamente precarie per i civili e una maggiore necessità di garantire asilo e protezione.
La strategia chiave di risposta e ripresa dalla pandemia da COVID-19 è quella che prevede l’implementazione di misure socioeconomiche e di salute pubblica inclusive. La risposta al COVID-19 e la protezione dei diritti umani di persone in fuga e apolidi non sono reciprocamente incompatibili. Con l’approvazione del Global Compact sui rifugiati, la comunità internazionale ha assunto l’impegno collettivo di garantire che la responsabilità di proteggere i rifugiati di tutto il mondo sia condivisa equamente e che la mobilità delle persone continui ad avvenire a condizioni sicure, inclusive, e rispetti il diritto internazionale dei diritti umani e quello dei rifugiati. L’UNHCR ha incrementato l’erogazione di servizi sanitari e sociali nell’ambito delle proprie operazioni per contrastare la diffusione del virus, con la partecipazione attiva e l’inclusione di sfollati, apolidi e comunità di accoglienza in tutti i piani di risposta.
Nell’arco di questi ultimi mesi, tutti sono stati testimoni in prima persona di come rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo e apolidi si siano fatti avanti contribuendo alla forza lavoro e alle economie locali, nonché alla risposta in prima linea dei servizi sanitari. Tutti loro devono – e desiderano – essere parte della soluzione.”
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