L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime preoccupazione per il crescente numero di vittime civili e sfollati causato dalla più recente escalation degli scontri nel Myanmar occidentale.
Secondo le testimonianze più recenti, sarebbero almeno 21 i civili che hanno perso la vita in seguito a una serie di attacchi condotti all’inizio del mese ai danni dei loro villaggi lungo il confine tra gli Stati di Rakhine e di Chin, in Myanmar. Le perdite frequentemente registrate tra la popolazione civile mettono in evidenza l’elevato costo in termini di vite umane e il forte impatto sulle comunità locali di un conflitto senza fine.
Gli scontri tra le Forze armate del Myanmar e l’Esercito Arakan sono proseguiti da quando, a fine 2018, le tensioni si sono inasprite. A partire da febbraio di quest’anno, è stato osservato un netto aumento del numero di vittime civili.
L’UNHCR ribadisce i suoi appelli a tutte le parti in conflitto nel Myanmar occidentale affinché garantiscano protezione alla popolazione e alle infrastrutture civili. L’UNHCR si unisce all’appello lanciato questa settimana dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a tutte le parti in guerra nel mondo a cessare le ostilità a sostegno della più urgente lotta comune contro la pandemia di COVID-19. I civili che si trovano in aree devastate dal conflitto, in particolare gli sfollati, sono particolarmente vulnerabili in questa emergenza sanitaria globale.
Le autorità del Myanmar stimano che, alla data del 16 marzo, fossero oltre 61.000 i nuovi sfollati nello Stato di Rakhine, cifra che rappresenta un aumento di circa 10.000 persone rispetto al mese precedente. Queste hanno trovato riparo in 133 siti differenti. Altre 4.800 persone si trovano sfollate nello Stato di Chin, in 34 siti diversi.
Quest’ultima ondata di persone in fuga si è andata a sommare alle oltre 130.000 persone già sfollate nello Stato di Rakhine, la maggior parte delle quali sono rohingya, in tale condizione dal 2012. È probabile che il numero di persone interessate dal conflitto sia notevolmente più elevato, considerato che i movimenti di popolazioni non si sono fermati e che presso alcuni insediamenti si registrano con frequenza nuovi arrivi.
Le famiglie costrette a fuggire hanno cercato riparo, ove possibile, nei villaggi e nelle comunità confinanti. Si rifugiano principalmente in edifici religiosi, scuole o presso famiglie locali. Nelle aree remote, le persone colpite dagli scontri stanno costruendo alloggi di bambù e teli impermeabili nei pressi delle risaie.
Alcune famiglie sfollate hanno riferito al personale dell’UNHCR impegnato sul campo di aver bisogno con urgenza di cibo, riparo, acqua, servizi igienico-sanitari e articoli per l’igiene. Esprimono preoccupazione anche per la mancanza di servizi essenziali quali l’assistenza sanitaria e l’istruzione per i propri figli. Le famiglie non hanno più accesso ai mezzi di sostentamento e dipendono in misura sempre maggiore dagli aiuti umanitari.
Il ritorno nelle aree di origine è ostacolato dal perdurare degli scontri. Il piazzamento di nuovi ordigni esplosivi improvvisati e mine antiuomo espone a rischi ulteriori. Inoltre, è quasi impossibile accedere a informazioni cruciali e affidabili, data l’interruzione della linea internet in nove municipalità dello Stato di Rakhine.
In risposta alle esigenze più urgenti, l’UNHCR e i suoi partner, insieme alle autorità locali e agli attori umanitari, da aprile 2019 hanno assicurato assistenza di emergenza e protezione a quasi 57.000 sfollati e alle comunità di accoglienza nello Stato di Rakhine e nelle regioni meridionali dello Stato di Chin. Gli aiuti prevedono la distribuzione di materiali per gli alloggi come teli impermeabili, nonché beni di prima necessità quali indumenti, lampade a energia solare, coperte, materassi e articoli da cucina.
In tutto il Myanmar, sono oltre 312.000 le persone sfollate, la maggior parte negli Stati di Rakhine, Kachin, in quelli settentrionali di Shan, nonché nella regione sudorientale del Paese.
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