Al termine di una missione congiunta in Bangladesh, tre alti rappresentanti delle Nazioni Unite – Mark Lowcock, Sotto Segretario Generale per gli Affari Umanitari e Coordinatore dei Soccorsi d’Emergenza, António Vitorino, Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), e Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – oggi hanno ribadito il proprio impegno a continuare a lavorare per assicurare soluzioni sicure e sostenibili per i rifugiati Rohingya in Myanmar, rimarcando gli sforzi profusi dalle Nazioni Unite volti a creare le condizioni che consentano loro di fare ritorno nella propria terra. Allo stesso tempo, i tre leader hanno rivolto un appello alla comunità internazionale affinché continui a garantire sostegno alle esigenze essenziali di 1,2 milioni di persone nel Bangladesh sudorientale, tanto i rifugiati Rohingya quanto, in numeri minori, le generose comunità di accoglienza.
Dopo aver fatto visita ai campi rifugiati di Cox’s Bazar e aver incontrato diversi gruppi di rifugiati, i tre alti rappresentanti ONU hanno evidenziato la cruciale importanza di assicurare supporto alla popolazione Rohingya durante l’esilio, in particolare assicurando maggiori opportunità di accesso all’istruzione e a corsi di formazione. I tre leader hanno registrato come quasi la metà dei 540.000 minori rifugiati di età inferiore ai 12 anni attualmente non riceva alcuna forma di istruzione, mentre per i restanti l’accesso a corsi scolastici è molto limitato. Attualmente, solo pochi adolescenti sono nelle condizioni di poter accedere a corsi scolastici o di formazione.
“Questa continua a essere una delle più drammatiche crisi di rifugiati a livello mondiale”, ha dichiarato Filippo Grandi. “Vi sono oltre 900.000 rifugiati Rohingya in Bangladesh, la maggior parte dei quali è fuggita dal Myanmar nel 2017. Ho potuto constatare come siano stati fatti numerosissimi progressi, ma la loro condizione, soprattutto quella di donne e bambini, resta fragile. A quasi due anni dall’inizio della crisi attuale, è nostro dovere dare ai rifugiati la possibilità di accedere all’istruzione, sviluppare competenze e contribuire alle proprie comunità, permettendo loro, allo stesso tempo, di prepararsi a reintegrarsi una volta che avranno potuto fare ritorno in Myanmar”, ha dichiarato Filippo Grandi. “Il futuro dei rifugiati Rohingya è in bilico”.
“La comunità Rohingya è composta da moltissimi giovani che hanno bisogno di speranze e opportunità per potersi costruire una vita felice una volta tornati in Myanmar”, ha aggiunto António Vitorino.
La visita, inoltre, è avvenuta proprio alla vigilia della stagione dei cicloni, che sarà seguita da quella dei monsoni. Entrambe espongono le già vulnerabili migliaia di donne, uomini e bambini a seri rischi, quali inondazioni, frane e diffusione di epidemie.
I leader delle Nazioni Unite hanno discusso col governo delle possibili strategie attraverso cui la comunità internazionale può supportare ulteriormente le misure di risposta. Durante la visita nei campi, essi hanno inoltre valutato la qualità del continuo lavoro svolto per rispondere ai rischi meteorologici, che prevede il rinforzo degli alloggi, il miglioramento delle infrastrutture e la formazione dei volontari. I tre leader hanno riconosciuto il ruolo cruciale giocato dai rifugiati stessi nella realizzazione di tali sforzi.
“Le nostre organizzazioni esprimono preoccupazione sia per il benessere dei rifugiati Rohingya, dal momento che le circostanze in cui vivono a Cox’s Bazar li rendono estremamente vulnerabili, sia per le comunità di accoglienza che devono far fronte a prove parimenti significative, in particolare a ridosso della stagione dei monsoni”, ha affermato António Vitorino.
I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno inoltre incontrato le famiglie che si stavano sottoponendo alla procedura di registrazione biometrica gestita congiuntamente dal governo e dall’UNHCR che avrebbe permesso loro di ricevere quei documenti che per molti rifugiati rappresentano una novità assoluta e che riconoscono la loro identità in Bangladesh, rafforzando inoltre il loro diritto di accedere ai servizi e alle misure di protezione. I tre leader hanno inoltre assistito all’adozione di un innovativo sistema di e-voucher introdotto dal Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP) che permette ai rifugiati di scegliere da una selezione di alimenti di base e di prodotti ortofrutticoli freschi di origine locale in otto negozi convenzionati.
Nel corso degli incontri tenuti coi rifugiati, i tre leader umanitari hanno ascoltato ancora una volta le terribili storie che hanno costretto queste persone alla fuga restando ammirati dalla resilienza che le contraddistingue.
“La prima volta in cui mi recai a Cox’s Bazar, nel 2017, centinaia di migliaia di Rohingya avevano appena attraversato il confine fuggendo dalla brutalità più sconcertante che si possa immaginare”, ha dichiarato Mark Lowcock. “Incontrai bambini che avevano assistito all’uccisione dei propri genitori. Donne che si tenevano in piedi a fatica mi raccontarono orribili storie di violenze sessuali a cui erano sopravvissute”.
“Durante questo viaggio, abbiamo incontrato un gruppo di uomini rifugiati straordinari da prendere a modello, nonché donne volontarie che assicurano sostegno a quanti sono sopravvissuti a tale brutalità e che lavorano, inoltre, alla prevenzione dei casi di violenza sessuale e domestica nei campi. Un approccio saggio e lungimirante dovrebbe prevedere un intervento maggiormente volto a sostenere i rifugiati non solo a superare gli orrori che hanno vissuto, ma anche a prepararsi a un futuro dignitoso nel lungo periodo”, ha dichiarato Lowcock.
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