Costretta a fuggire quand’era bambina, Alinesa è andata a scuola per la prima volta quando aveva 11 anni, ma ha recuperato velocemente il tempo perduto. Oggi ha 32 anni ed è diventata un’insegnante e una paladina dell’istruzione per i rifugiati, soprattutto per le ragazze.
Alinesa è fuggita dal Myanmar con la sua famiglia 26 anni fa e ha trovato sicurezza nel distretto costiero di Cox’s Bazar, nel sud-est del Bangladesh. È cresciuta nell’insediamento di rifugiati di Kutupalong, approfittando delle opportunità educative che le erano state negate a casa.
Così, quando ha saputo dell’organizzazione di nuovi corsi serali gestiti da insegnanti volontari per i giovani rifugiati Rohingya appena arrivati, non ha esitato ad aderire.
“Ero entusiasta all’idea di insegnare”, spiega. “Quelle persone erano parte delle nostre comunità e non avevano avuto l’opportunità di andare a scuola. Mi sono sentita responsabile della loro istruzione… Potrebbero essere i nostri parenti, i nostri vicini. Volevo aiutare.”
Dei circa 700.000 nuovi rifugiati Rohingya che dal mese di agosto sono fuggiti dalla violenza nello stato settentrionale di Rakhine, il 55% sono bambini. Fattori come la povertà, l’esclusione sociale e l’insicurezza hanno gravemente limitato il loro accesso all’istruzione.
Alinesa ha due figli, ed è lei a mantenere la famiglia. Di giorno insegna in una scuola per rifugiati Rohingya nati a Kutupalong, un insediamento fondato più di 25 anni fa. Di sera insegna ad altre due classi di 40 studenti nella vicina scuola elementare “Ideal”, anch’essa a Kutupalong e gestita da CODEC, partner di UNHCR.
Molte scuole e centri provvisori per l’apprendimento negli insediamenti di rifugiati operano su tre turni. L’ultimo, la classe serale, si rivolge ai rifugiati appena arrivati. Tra loro c’è Rosina Akhter, 12 anni, che non era mai andata a scuola prima.
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“Sono così felice di avere questa possibilità di studiare”, dice timidamente. “Non sapevo leggere o scrivere prima di venire qui. Ora sto imparando.” Rosina spiega che non c’erano scuole nel suo villaggio, e che i problemi di sicurezza e la mancanza di denaro significavano che lei e i suoi fratelli non avevano mai avuto la possibilità di andare a scuola.
Inoltre, in Myanmar le ragazze devono spesso interrompere la loro istruzione per aiutare i loro genitori a gestire imprese o piccole aziende agricole. Ma da quando ha cominciato a studiare, Rosina dice di non aver mai saltato una lezione. Ora sogna di diventare un’insegnante come Alinesa.
Da parte sua, Alinesa osserva che i suoi nuovi studenti sono ancora più entusiasti degli altri suoi allievi. “Hanno un forte desiderio di imparare perché in Myanmar non avevano la possibilità di andare a scuola.”
“I miei studenti possono imparare e insegnare agli altri nella loro comunità”, ha aggiunto. “Possono crescere e diventare leader della loro comunità, per guidarla. Speriamo che, una volta adulti, possano crescere con maggiori opportunità”.
Secondo un rapporto dell’UNHCR, solo il 61% dei bambini rifugiati di tutto il mondo frequenta la scuola primaria, il 23% la scuola secondaria e l’1% l’istruzione superiore.
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