Migliaia di bambini nella Repubblica Democratica del Congo sono scomparsi, mentre i conflitti nel paese si intensificano e gli sfollati aumentano.
E’ più di un anno che Augustine non vede la sua bambina di sei anni. E’ pronta al peggio. “Non c’è speranza”, dice. “Non rivedrò mai più mia figlia”.
Sfollata a causa dei conflitti nella provincia di Tanganyika in Congo, Augustine vive in un campo di Kalemie, capoluogo della provincia. Qui è uno dei tanti genitori preoccupati o in lutto per i propri figli.
“I ribelli vengono nei nostri villaggi, prendono i nostri figli e scompaiono con loro”, dice. “Stuprano le ragazze e le fanno a pezzi con i machete”.
Ndiba Kaité, cinquantadue anni, si considera tra i pochi genitori fortunati. Le sue cinque figlie adolescenti sono state rapite a dicembre 2016 e tenute prigioniere per cinque mesi nella boscaglia, dove erano affamate, picchiate e abusate.
“Il giorno in cui ho ritrovato le mie figlie ero felice, perchè la maggior parte delle bambine rapite non torna a casa”.
Ndiba ha disperatamente cercato di ritrovare le sue figlie, finchè, con l’aiuto di gruppi di supporto, ha potuto negoziare la loro liberazione. Ma il trauma fisico e psicologico subito dalle sue figlie le perseguita ancora.
“Quando le ho trovate erano in uno stato terribile”, dice. “Erano così magre. Avevano i piedi feriti. Il loro colore era cambiato. Avevano gli occhi pieni di tristezza. Ma il giorno in cui ho ritrovato le mie figlie ero felice, perchè la maggior parte delle bambine rapite non torna a casa”.
Le persone che fuggono per salvarsi la vita nella provincia di Tanganyika – un’area tre volte più grande della Svizzera – hanno condiviso storie di terribili violenze con il personale delle organizzazioni partner dell’UNHCR.
Tra le violenze subite da queste persone ci sono uccisioni, rapimenti e stupri commessi mentre i loro villaggi venivano attaccati.
Sempre più bambini vengono dichiarati dispersi man mano che la crisi peggiora. Il loro numero è sconosciuto, ma gli operatori umanitari pensano che ci siano migliaia di casi.
L’UNHCR e i suoi partner visitano regolarmente i campi dove le persone fuggite dalle proprie case hanno trovato riparo, aiutando a identificare i minori non accompagnati e separati, in modo che possano essere protetti ed infine ricongiungersi con i propri genitori.
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