Circa 28 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case nel 2016, ma è probabile che il numero reale fosse molto più alto
UNICEF, UNHCR, OIM, Eurostat e OCSE hanno lanciato oggi un allarme: le lacune nei dati sui rifugiati, i richiedenti asilo, i migranti e le persone sfollate all’interno del proprio Paese stanno mettendo in pericolo le vite e il benessere di milioni di bambini migranti. In un appello, “Call to action: per proteggere i bambini migranti bisogna partire da dati migliori”, le cinque Agenzie – dell’ONU e partner – hanno mostrato insieme quanto i dati siano fondamentali per comprendere le tendenze delle migrazioni globali e sviluppare politiche per supportare i gruppi più vulnerabili come i bambini.
La Call to Action conferma buchi allarmanti nella disponibilità, affidabilità, tempestività e accessibilità dei dati e delle testimonianze essenziali per comprendere come le migrazioni e le migrazioni forzate colpiscano i bambini e le loro famiglie. Per esempio:
“Le lacune nelle informazioni minano alla base la nostra capacità di aiutare i bambini”, ha dichiarato Laurence Chandy, Direttore dell’UNICEF per il dipartimento Dati, Ricerca e Politica. “I bambini migranti, in particolare quelli che migrano da soli, sono spesso facili prede per coloro che potrebbero far loro del male. Non possiamo tenere i bambini al sicuro e fornire loro servizi salvavita, in transito e una volta raggiunta la loro destinazione, se non sappiamo chi sono, dove sono o ciò di cui hanno bisogno. Invitiamo gli stati membri a colmare le lacune con dati disaggregati affidabili e a migliorare la cooperazione in modo che i dati vengano condivisi e siano comparabili”.
“Molti bambini rifugiati hanno vissuto o assistito a violenze e sofferenze inaudite nei loro paesi di origine e talvolta anche nel corso della loro fuga in cerca di protezione e sicurezza. Hanno bisogno e meritano cure e protezione, ma, per fornirglielo, sono necessari dati sulla loro identità e sui loro bisogni. In nessun settore è importante quanto in quello dei bambini, soprattutto per i più vulnerabili, che ci sia un coordinamento sui dati e un rafforzamento delle capacità”, ha dichiarato Volker Türk, Assistente dell’Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR.
“Abbiamo bisogno di dati affidabili e migliori sui bambini migranti, per proteggerli e garantire il loro superiore interesse. La disaggregazione di dati per età, sesso e origine può fornire informazioni ai decisori politici sui bisogni reali dei bambini migranti. Ciò assicurerebbe che nessun bambino venga lasciato indietro e che non venga sfruttato. Tutti i bambini migranti hanno diritto ad assistenza e protezione, a prescindere dal loro status”, ha dichiarato il Direttore generale dell’OIM, William Lacy Swing.
“Il tempo è essenziale quando si parla di integrazione nell’istruzione”, ha dichiarato il Direttore dell’OCSE per l’occupazione, il lavoro e le politiche sociali, Stefano Scarpetta. “Il successo o il fallimento in questa età così vulnerabile può avere ripercussioni durature sul mercato del lavoro. Soltanto con un’ampia conoscenza – supportata da dati adeguati – possiamo identificare e rispondere ai bisogni di questi bambini, proteggerli meglio e costruire un futuro sulle loro abilità e capacità, durante il loro percorso prima nel sistema scolastico e in seguito nel mercato del lavoro”.
In molti paesi, i dati nazionali disponibili non includono informazioni sull’età, il sesso e l’origine dei rifugiati e dei migranti, e non mostrano neanche se viaggiano da soli o con le loro famiglie. I criteri diversi utilizzati per le categorie di età e per la registrazione dei dati rendono la disaggregazione una grande sfida.
Ciò rende estremamente difficile stimare in modo accurato quanti bambini siano in transito o compiendo un percorso migratorio nel mondo. I dati sui bambini che si spostano irregolarmente fra i confini, quelli sfollati o che migrano all’interno dei confini nazionali o i bambini lasciati indietro da genitori migranti, sono ancora più rari.
Mentre gran parte delle migrazioni a livello globale sono positive, con i bambini e le loro famiglie che si spostano volontariamente e in sicurezza, l’esperienza per milioni di bambini non è né volontaria né sicura, ma piena di rischi e pericoli. I bambini che non hanno accesso a percorsi migratori sicuri e regolari spesso si affidano a rotte pericolose e irregolari, che li espongono al rischio di violenza, abusi e sfruttamento. Molti bambini perdono la vita lungo rotte migratorie informali pericolose – muoiono annegati in mare o nel deserto – ma la loro morte finisce regolarmente per essere non segnalata e non conteggiata.
Nel 2016, oltre 12 milioni di bambini nel mondo vivevano come rifugiati o richiedenti asilo, mentre un numero stimato di 23 milioni di bambini erano sfollati interni – 16 milioni a causa di conflitti e 7 milioni a causa di disastri naturali. Ma il numero reale di bambini costretti a lasciare le loro case rimane sconosciuto, e tende ad essere significativamente più alto delle stime a causa delle lacune nelle informazioni e nei dati.
In mancanza di dati affidabili, i rischi e le vulnerabilità che i bambini affrontano in fase migratoria rimangono nascosti e senza risposta. In alcuni contesti, i bambini che attraversano i confini irregolarmente possono essere trattenuti in detenzione insieme agli adulti o possono essere impossibilitati ad accedere a servizi essenziali per il loro sviluppo sano, fra cui l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Anche nei paesi ad alto reddito, il numero di bambini rifugiati e migranti che non frequentano la scuola è sconosciuto, in quanto non viene calcolato.
La necessità di una migliore raccolta e analisi dei dati è un elemento fondamentale dei due correlati ma distinti Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare e Global compact sui rifugiati, in fase di sviluppo per la loro adozione nel 2018. Il lavoro per rafforzare la raccolta e l’analisi dei dati è in atto, sia a livello globale che nazionale, ma bisogna fare molto di più. Mentre gli stati membri lavorano per finalizzare questi due accordi, le cinque agenzie e partner li invitano a rispondere alla mancanza di dati e a includere i diritti, la protezione e il benessere dei bambini come impegni centrali nei testi finali. Se a queste lacune non fosse data una risposta, sarà impossibile applicare e monitorare i due Global Compact e l’impatto che questi potrebbero avere sui bambini migranti.
L’UNICEF, l’UNHCR, l’OIM, l’Eurostat e l’OCSE invitano gli stati membri a rispondere alle lacune di dati e testimonianze sui bambini migranti, e a includere questi elementi specifici per i bambini nel Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare e nel Global compact sui rifugiati:
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