L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, è profondamente rammaricata nell’apprendere che quattro rifugiati congolesi sono annegati in seguito al ribaltamento della loro imbarcazione nel lago Albert, nel tentativo di raggiungere la sicurezza in Uganda.
L’UNHCR avverte che altre vite potrebbero andare perdute nelle spesso pericolose rotte lacustri, visto l’incremento del numero dei rifugiati in fuga da violenze intercomunitarie e conflitti attraverso le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
La scorsa settimana oltre 22.000 congolesi hanno attraversato il lago Albert per raggiungere l’Uganda, portando il numero di arrivi dalla RDC a circa 34.000 dall’inizio dell’anno. I rifugiati sono soliti usare piccole canoe o barche da pesca sovraffollate e instabili, sulle quali spesso salgono più di 250 persone; in queste condizioni ci vogliono fino a dieci ore per effettuare la traversata.
Sovraccaricata da bagagli e reti da pesca, la piccola canoa sulla quale viaggiavano i quattro rifugiati che sono annegati l’11 febbraio ha navigato per due giorni, quando è stata poi colpita da onde alte che hanno sbalzato i passeggeri in acqua. Lo staff dell’UNHCR riferisce di molti altri incidenti che hanno coinvolto imbarcazioni alla deriva a causa di guasti al motore o di mancanza di carburante, attivando le immediate operazioni di salvataggio da parte delle autorità ugandesi.
I rifugiati che stanno arrivando in Uganda riferiscono di crescenti attacchi contro la popolazione civile, uccisioni e distruzione di proprietà privata. Testimonianze allo staff di UNHCR parlano di civili uccisi a colpi di frecce. La scorsa settimana un uomo anziano è morto dopo essere arrivato in Uganda sfinito e un neonato non è sopravvissuto in seguito a complicazioni sopraggiunte durante il parto. Centinaia di rifugiati continuano ad arrivare, non solo a Sebagoro, piccolo villaggio di pescatori nella regione a nord del Lago Albert, ma anche a Canara, nuovo punto d’approdo sulla riva sud del lago.
L’UNHCR sta lavorando con le autorità ugandesi alla registrazione dei nuovi arrivati e al loro ricollocamento nell’entroterra; è tuttavia necessario un maggiore supporto per far fronte a questa difficile situazione. Tra le necessità impellenti, quella di preparare nuove aree per l’insediamento congiuntamente a interventi socio-psicologici per aiutare i rifugiati a superare il proprio trauma.
Nel frattempo, la scorsa settimana sono significativamente diminuiti gli arrivi attraverso il lago Tanganyika in Burundi e in Tanzania, attestandosi rispettivamente a circa 8.000 e 1.200 persone; alla diminuzione degli arrivi potrebbero aver contribuito l’avanzata dell’esercito in RDC contro i gruppi armati e la mancanza di barche da pesca o canoe disponibili. Data l’imprevedibilità e la natura volubile del conflitto, l’UNHCR teme però che questo flusso possa improvvisamente aumentare.
L’anno scorso circa 120.000 congolesi sono fuggiti nei paesi vicini andando a sommarsi ai 510.000 che già vivono in esilio. La previsione per il 2018 è che il numero di rifugiati congolesi continui a salire e pertanto l’UNHCR fa appello ai donatori affinché facciano un passo in avanti nel fornire supporto. Dei 368,7 milioni di dollari statunitensi che l’UNHCR ha richiesto per la situazione dei rifugiati in RDC solo l’1 percento è finora stato finanziato.
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