L’incontro tenutosi nella giornata di ieri a Bruxelles in sede di Consiglio dei ministri europei ha visto l’adozione formale di una precedente proposta di ricollocamento che coinvolge 40.000 persone. Si tratta di un primo passo positivo per affrontare l’attuale situazione dei rifugiati in Europa, ma è chiaro che bisogna fare molto di più.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è profondamente deluso dal fatto che, sebbene gran parte degli Stati membri fossero d’accordo su una proposta di ricollocamento più ampia che coinvolgeva 120.000 persone, un consenso finale su questo punto non sia stato raggiunto. Per rispondere ai bisogni è necessario un accordo rapido decisivo ed un’azione coraggiosa fondata sulla solidarietà di tutti gli Stati membri. Il ricollocamento di un numero di rifugiati che sia superiore alle 40.000 unità potrebbe iniziare ad essere attuato con i paesi che hanno espresso sostegno alla proposta. Per avere successo, il ricollocamento deve essere accompagnato da un piano di accoglienza di emergenza, di assistenza e registrazione su larga scala nei paesi più coinvolti dagli arrivi, in particolare Grecia, Ungheria e Italia.
Uno sviluppo positivo nelle conclusioni della presidenza è rappresentato dal sostegno alla Grecia nel campo dell’accoglienza e dell’asilo, un aspetto fondamentale per il successo del programma di ricollocamento. Inoltre, l’UNHCR esprime soddisfazione per il fatto che sia stato inserito un supporto ai paesi interessati dagli arrivi nei Balcani occidentali affinché possano rispettare i loro obblighi nei confronti delle persone che necessitano di protezione internazionale. È necessario un sostegno particolare nei confronti della Serbia e dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia nel loro impegno per assistere i rifugiati.
Accogliamo con favore l’annuncio di un maggiore sostegno all’UNHCR da parte dell’UE e degli Stati membri per rispondere ai bisogni dei rifugiati nei paesi confinanti con la Siria. La stragrande maggioranza dei rifugiati siriani è ospitata da questi paesi. È necessario un maggiore impegno per affrontare alla radice le cause delle migrazioni forzate in tutto il mondo. Una risposta globale alla situazione dei rifugiati richiede diplomazia, volontà politica e un’azione coordinata volta alla prevenzione ed alla risoluzione dei conflitti che costringono le persone a fuggire.
Salvare le vite dei rifugiati e dei migranti in mare continua a rappresentare una priorità fondamentale, come dimostrato dalle numerose tragedie avvenute in mare negli ultimi giorni, tra cui quella di questa mattina al largo di Kos dove sarebbero almeno 13 le persone che hanno perso la vita. In questo contesto, l’UNHCR accoglie con favore l’impegno a rafforzare ulteriormente le operazioni in mare di Frontex.
Per quanto riguarda un efficace controllo delle frontiere, l’UNHCR ribadisce che la gestione delle frontiere deve essere sensibile ai bisogni di protezione e coerente con il diritto nazionale, comunitario e internazionale, ivi compreso il diritto di chiedere asilo. Nel momento in cui sbarcano in Europa o entrano nell’Unione Europea, i rifugiati devono trovare un ambiente accogliente e una risposta immediata ai loro bisogni fondamentali.
L’UNHCR sottolinea la necessità di aumentare i canali legali per la migrazione e incoraggia gli Stati membri a estendere tali vie legali per i rifugiati, attraverso un maggiore ricorso al reinsediamento e all’ammissione umanitaria, al ricongiungimento familiare, ai visti umanitari, e ad altri sistemi. Se esistessero più alternative legali per raggiungere la sicurezza in Europa, un minor numero di persone che necessitano di protezione internazionale sarebbe costretto a ricorrere ai trafficanti e a intraprendere pericolosi viaggi irregolari.
L’UNHCR sostiene gli Stati che attuano politiche di rimpatrio efficaci per gli individui che non hanno valide ragioni per chiedere protezione e che non possono beneficiare di mezzi legali alternativi per regolarizzare il loro soggiorno. Questi individui dovrebbero essere aiutati a tornare rapidamente ai loro paesi d’origine, nel pieno rispetto dei loro diritti umani.
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